La Nuova Sardegna

La terra promessa del calcio

Migranti del pallone, Ivan Agustin Passalenti: «Vorrei portare qui la mia famiglia dall’Argentina»

di Paolo Camedda
Migranti del pallone, Ivan Agustin Passalenti: «Vorrei portare qui la mia famiglia dall’Argentina»

«In Sardegna sto benissimo, ho un alloggio e uno stipendio»

11 novembre 2024
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Oristano Al suo attivo ha ormai diverse stagioni nel calcio italiano e in particolare in quello sardo. Ivan Agustin Passalenti, jolly di centrocampo dell'Arborea di mister Battolu, è uno dei tanti sudamericani che militano nei campionati dilettantistici sardi. Nato a Buenos Aires, in Argentina, il 19 luglio del 1997, quando è arrivato in Sardegna nel 2019, ha saputo ambientarsi e ha trovato nell'isola una seconda patria.

«Si potrebbe dire che noi argentini nasciamo con il pallone fra i piedi – racconta –. Sono figlio unico ma ho i miei zii più grandi che hanno giocato a calcio. Mia nonna mi accompagnava a vederli e poi loro mi hanno avviato alla pratica di questo sport, iscrivendomi nel Settore giovanile dell’Almirante Brown quando avevo appena 4 anni».

Senza padre, ad occuparsi di lui sono la madre e i nonni materni, cui è molto legato. «Mio nonno faceva il muratore – ricorda – mentre mia madre ha sempre lavorato come operaia in fabbrica. Per questo stavo spesso a casa con mia nonna. Nelle mie vene scorre sangue italiano: mio bisnonno era nato a Udine, e questo mi ha permesso, una volta in Sardegna, di avere il doppio passaporto e di poter essere tesserato come “oriundo”».

Passalenti con il pallone ai piedi ci sa fare, e coltiva il sogno di affermarsi nel mondo del calcio. «Ho fatto tutta la trafila nelle Giovanili dell’Almirante Brown – sottolinea –, fino alla squadra Primavera, facendo anche qualche presenza in Prima squadra in Serie B. Ma poi non ho firmato e sono venuto a giocare qui in Sardegna».

L’approdo nell'isola risale al 2019: «Volevo continuare a giocare a calcio, quello che ho fatto tutta la vita. Qua avevo la possibilità di continuare a farlo, mentre in Argentina ce n'erano di meno, e lo stile di vita è molto diverso. La situazione economica in questo periodo non è buona. Ho scelto di venire qui e mi sono trovato molto bene».

Passalenti arriva in Sardegna assieme a conoscenti: «Un’amica di mia madre sposata con un sardo – spiega –. Grazie a loro ho potuto fare tutti i documenti per avere la cittadinanza italiana. Quando l’ho ottenuta ho iniziato a giocare in Eccellenza con il Porto Rotondo». Inizialmente il distacco si fa sentire: «Era la mia prima esperienza lontano da casa e c'erano problemi con la lingua. Non è mai facile lasciare gli affetti, la famiglia. Ma è uno sforzo che bisogna fare per aiutare anche loro. Io da qui riesco ad aiutarli e questo mi rende orgoglioso e rappresenta per me una buona opportunità. All’inizio mamma e i nonni erano tristi, perché ho un bellissimo rapporto con loro, ma hanno capito che lo faccio per il mio bene, e oggi sono felici per me, perché sto realizzando la mia aspirazione».

Dopo i primi mesi, però, le difficoltà vengono superate e Passalenti trova nella Sardegna una seconda casa: «I sardi mi trattano bene e mi fanno sentire uno di loro, come se non fossi uno straniero. Qui mi sento come a casa». Veste le maglie del Calangianus e della Nuorese, e vince due Campionati di Promozione. In mezzo fa esperienze nella penisola al Comprensorio Archi in Calabria e al Comiso nel l’Eccellenza siciliana.

«Per giocare in Sardegna ho rifiutato altre proposte – sottolinea –. L'Arborea si è mostrata molto interessata a me, con il presidente Atzeni, con il direttore sportivo e con il mister. Mi hanno dato grande fiducia e hanno creduto in me. E ho scelto di venire a giocare con loro. Ho un alloggio e uno stipendio. Anche i compagni mi trattano benissimo».

In campo gli capita spesso di confrontarsi con altri sudamericani: «Siamo molto competitivi, vogliamo sempre vincere – sorride –, sia con gli altri argentini, sia con i sudamericani. Poi dopo la partita siamo amici e ci stringiamo la mano». Ma cosa farà Passalenti dopo il calcio? «Al momento non ci penso – assicura –. Credo di poter crescere, e per questo mi alleno duramente. Voglio aiutare la squadra a raggiungere i suoi obiettivi. In futuro chi lo sa? Potrei tornare in Argentina oppure trasferire la mia famiglia in Sardegna e permetterle una vita migliore di quella che fa oggi».

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