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Allarme rosso: i cambiamenti climatici lasceranno l’isola a secco

di Claudio Zoccheddu
Allarme rosso: i cambiamenti climatici lasceranno l’isola a secco

La ricerca del Wwa: «L’emergenza sarà una costante». Senza la riduzione dei gas serra entro il 2050 l’acqua nell’isola diventerà una rarità

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Sassari Piogge sempre più rare, invasi inadeguati o incompleti e un sistema di acquedotti e condotte che perde più della metà dell’acqua che trasporta. Sono queste le cause dell’emergenza idrica che ha caratterizzato le ultime stagioni estive e che sembra destinato a contraddistinguere il futuro dell’isola. Anche se, quando si parla di siccità, si dovrebbe aggiungere perlomeno un altro fattore, l’evapotraspirazione. In altre parole, la crasi tra “evaporazione” e “traspirazione” è un termine che arriva dall’agrometeorologia e che, si legge su Wikipedia, “consiste nella quantità d’acqua (riferita all’unità di tempo) che dal terreno passa nell’aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione, attraverso le piante, e dell’evaporazione, direttamente dal terreno”. L’albero genealogico del fenomeno è evidente: l’evapotraspirazione è figlia dei cambiamenti climatici.

Lo studio La ricerca che ha interessato Sardegna e Sicilia per 11 mesi, dall’agosto 2023 al luglio 2024, è stata condotta dai ricercatori del World weather attribution (Wwa), l’organismo scientifico internazionale che valuta il legame tra gli eventi meteorologici estremi e la crisi climatica causata dalle attività antropiche. Le conclusioni, purtroppo, sono allarmanti. La siccità che ha colpito le due isole maggiori del Mediterraneo non sarebbe causata “solo” dall’assenza di piogge. O, perlomeno, senza il riscaldamento globale, le siccità sulle due isole non sarebbero state classificate come “estreme”. L’aspetto più preoccupante riguarda il futuro, perché l’emergenza è destinata a diventare strutturale dato che “la siccità che oggi classifichiamo come estrema” (D3) diventerà eccezionale (D4) se la temperatura globale aumenterà di soli 0,7 gradi”.

Le conclusioni Senza una rapida inversione della rotta, il futuro è scritto. In Sardegna l’acqua sarà un oggetto di scontro, dovrà essere contesa tra chi la vorrà destinare all’uso domestico e chi la reclamerà per uso agricolo. non proprio un orizzonte rassicurante per una regione che punta sul turismo. La scadenza, poi, è a brevissimo termine. Se le emissioni in atmosfera dei gas serra non dovesse essere drasticamente abbassate in tempi brevissimi, entro 25 anni la temperatura media globale si alzerà di due gradi centigradi rispetto alla media del periodo industriale. Per invertire la tendenza sarebbe necessario limitare drasticamente l’uso dei combustibili fossili che, a dire il vero, non sembra una vera priorità. Perlomeno non lo sembra per la politica, come dimostra l’elezione di Donald Trump e dei suoi negazionisti del cambiamento climatico. Se poi si considera che la diga di Cumbidanovu, a Orgosolo, è in costruzione da 37 anni, si potrebbe pensare di essere ormai fuori tempo massimo per evitare una futura e quanto mai verosimile “guerra dell’acqua”.

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