La Nuova Sardegna

La manovra

Mutui ai giovani se si sposano: «In Sardegna non ha senso»

di Paolo Ardovino
Mutui ai giovani se si sposano: «In Sardegna non ha senso»

Bocciato l’emendamento sulle agevolazioni agli under 30 per la prima casa. Daniela Falconi (Anci): «Bisogna guardare il mondo con gli occhi di oggi»

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Sassari La proposta in soldoni restringe il raggio d’azione delle agevolazioni per i mutui ai nostri giovani. Se vorranno una mano calata dall’alto, al momento dell’acquisto della casa dovranno avere meno di 30 anni e dichiarare di pensare al matrimonio. Se hanno già la fede al dito, tanto meglio.

Peccato che in Sardegna, una delle regioni dove in assoluto le nuove generazioni hanno più bisogno di sostegni per costruirsi il futuro, in pochissimi soddisfano questi requisiti. Basti pensare che nell’ultimo anno, per dire, più della metà dei nuovi nati vengono da coppie che non pensano minimamente al matrimonio.

Cosa cambia Lo spunto è l’emendamento alla Manovra che porta la firma di Forza Italia e che intende rivedere i criteri sui beneficiari del fondo di garanzia per mutui sulla prima casa. Al momento, è prevista una garanzia dallo Stato del 50% del capitale per tutti gli under 36 e a giovani coppie, unite anche senza matrimonio o unione civile da almeno due anni. La proposta del partito di centrodestra chiede invece di riservare le agevolazioni solo a giovani coppie under 30 con «un progetto di vita finalizzato al matrimonio».

Progetti di vita In Sardegna una misura del genere si ridurrebbe a una nicchia infinitesimamente piccola. «Dobbiamo guardare il mondo con gli occhi dei giovani che lo vivono oggi, e non con l’idea che si aveva 40 anni fa», l’assist è di Daniela Falconi, presidente di Anci Sardegna. Interpellata a tal proposito, lei che è sindaca (di Fonni) e rappresentante dei sindaci dell’isola, commenta l’emendamento: «L’aiuto alle natalità e alla casa va benissimo, ma è importante che questo non voglia dire entrare nell’etica e sui diritti». Messa così, sembra avere in effetti i tratti di una formula di scambio, un do ut des tra Stato e cittadini: aiuto economico per comprare casa da un lato, contributo all’aumento di nuclei familiari nel Paese dall’altro. Ché si fa presto, dal progetto di matrimonio a passare a quello di un figlio o una figlia. Questo secondo canoni conservatori: «I soldi dello Stato andrebbero concessi a prescindere, e non dietro promessa di matrimonio – osserva Falconi –. Il bonus bebè ha dimostrato che da solo non basta a combattere lo spopolamento. Servono norme che incidano sui bonus e sul welfare, che diano sostegno al lavoro, alla casa, all’asilo nido, e servizi legati ai mestieri dei genitori». In estrema sintesi, la stoccata elegante ai deputati nazionali di Forza Italia: «Le proposte devono rispecchiare una società moderna».

Obiettivi e priorità Il mondo cambia, la società tradizionale non esiste, le famiglie hanno forma diversa e così è per le priorità dei giovani di oggi. Guardando alle realtà della Sardegna, da quelle dei piccoli centri alle città principali, lo conferma anche la numero uno dell’Anci: «Forse la mia è l’ultima generazione che aveva come idea di vita una casa e subito. Oggi i giovani preferiscono vivere in affitto nel luogo dove lavorano e poi spostarsi negli anni». I ritmi sono frenetici e il caro vecchio desiderio di mettere delle radici è qualcosa che non trova più spazio nella testa dei ventenni. Nell’isola questo si traduce in spopolamento. I paesi vedono andare via i loro figli verso nuovi lidi. «Ma è un tema europeo, non più da relegare al singolo piccolo centro – sostiene Daniela Falconi –. Serve guardare alle migrazioni con occhi consapevoli e rendere i paesi proiettati verso il futuro e aperti a nuove professioni».

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