La Nuova Sardegna

Il report ambientale

Nell’isola aumenta il cemento, diminuiscono le aree verdi

di Paolo Ardovino
Nell’isola aumenta il cemento, diminuiscono le aree verdi

È la prima regione in Italia per consumo del suolo

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Sassari Secondo l’ultimo report dell’Ispra, in Sardegna il consumo del suolo calcolato pro capite è di 515 metri quadrati per abitante. Per ogni sardo viene consumata un’area pari a quattro appartamenti.

Troppo, decisamente troppo. L’isola cresce nel numero di aree naturali trasformate in artificiali. E questo non fa bene al suolo, che cambia e diventa più fragile.

Isola artificiale Secondo l’istituto superiore per la ricerca ambientale, l’incremento percentuale maggiore tra 2022 e 2023 per quanto riguarda proprio la superficie artificiale si registra in Sardegna (+0,57%). Seguono Campania (+0,45%) e Basilicata (+0,43%). Nell’ultimo anno, in Sardegna risultano consumati 81.261 ettari di suolo. Numeri lontani dalla Lombardia prima con 290mila, ma l’isola è avanti nel segno più: «Limitandosi alla crescita annuale – osserva l’Ispra – risaltano i valori elevati della Sardegna (2,92 metri quadrati per abitante), quasi il triplo del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite (1,23 m2 /ab)».

Rischi e obiettivi Con consumo di suolo si intende la variazione tra una copertura naturale a una artificiale. Il consumo permanente riguarda la costruzione di edifici, fabbricati, strade pavimentate, aeroporti, porti, altre aree impermeabili e pavimentate; quello reversibile comprende invece cantieri, cave, impianti, strade non pavimentate. L’obiettivo nazionale, ancora lontano, sarebbe ridurre a zero il bilancio tra aree consumate e aumento delle superfici agricole, naturali o seminaturali dovuto a interventi di demolizioni, ripristini e de-impermeabilizzazione. E invece, in Italia, vengono bruciati per mano dell’uomo 20 ettari di terreno al giorno. «L’importanza di proteggere il suolo e di promuoverne la salubrità – segnala l’Ispra – deriva anche dai costi dell'inazione riguardo al degrado del suolo, con stime che nell'Unione Europea superano i 50 miliardi di euro all'anno».

Il primato Nel focus sui singoli centri abitati, Uta è il comune col maggiore incremento, in appena un anno sono nate costruzioni su 106 ettari di terreno prima libero. Seguono Porto Torres e Olbia ma staccate di molto, con +36 ettari e +31 ettari. Il dato risulta in linea con l’aumento indicato negli ultimi anni, Uta, in provincia di Cagliari, circa 8mila abitanti, era già tra i primi tre comuni italiani nel 2021. La crescita «è in gran parte attribuibile all’installazione di impianti fotovoltaici a terra concentrati nella zona industriale a sud del centro abitato, ma anche a opere di espansione dell’area industriale, comprese strade di accesso e nuovo edificato», spiega l’istituto superiore di ricerca ambientale.

Degrado e consumo Stressare il territorio significa lasciare dei segni il più delle volte indelebili. La Sardegna, altro primato non felice, è la regione con la superficie degradata maggiore in termini assoluti: ben 641mila ettari – 915 campi da calcio – sono ormai degradati. Punti dove le aree hanno perso produttività, valore economico, sono soggette a erosione idrica, perdono biodiversità e funzioni ecosistemiche. E sono quindi più esposte a fenomeni idrogeologici.

In Sardegna il 90% del consumo del suolo, stando alle rilevazioni dell’Ispra, non è destinato alla costruzione di nuovi edifici ma si moltiplicano le infrastrutture e l’isola arriva tra le prime cinque regioni per crescita di utilizzo di aree agricole o naturali per la creazione di impianti fotovoltaici a terra.

Se visti dall’alto da un oblò di un aereo, appezzamenti di terreno di colori diversi in base alle colture sono diventati pannelli che riflettono la luce del sole e ne incamerano l’energia.

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