Don Manolo, prete “on the road”: «Porto la parola di Dio in camper»
Il sacerdote da anni guida le parrocchie di Asuni, Assolo, Nureci e Ruinas. «Troppe strutture decadenti: la mia è una scelta di necessità ma anche di libertà»
Asuni Camper e chiesa. E in mezzo alla gente e alle curve dell’Alta Marmilla. Don Manolo Venturino è un sacerdote itinerante. Uno che ha fatto, o dovuto fare di necessità virtù. Per espletare il suo mandato di uomo di Chiesa nel modo migliore ha pensato che una casa viaggiante su 4 ruote potesse essere la soluzione capace di venire incontro alle necessità del momento.
«È una scelta di necessità, visto le strutture decadenti che abbiamo nelle parrocchie, alcune case inabitabili. Ma ancora di più vorrei sottolineare è una opzione di libertà che mi consente di essere presente nei vari paesi senza essere legato a una struttura particolare. A qualsiasi orario io prendo e mi fermo in un paese più che in un altro e sto li con le persone», sottolinea il sacerdote originario di Cagliari e ormai in Marmilla da diversi anni.
Così don Manolo per servire nel migliore dei modi le parrocchie di 4 piccoli comuni nell’oristanese che gli sono state affidate dalla Diocesi: Asuni, Assolo, Nureci e Ruinas ha pensato di ricorrere al camper. Un mezzo che è diventato la sua casa. Ci dorme, spesso ci consuma i pasti che si prepara. Una casa mobile a tutti gli effetti, dove non manca nulla. Serve solo un forte spirito di adattamento che pare non manchi al sacerdote. Il camper la notte è parcheggiato nella piazza principale di Asuni, proprio di fronte alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Poi da qua il sacerdote si sposta per le sue altre parrocchie dei dintorni. E in base all’esigenza, la comodità opta per i vari mezzi di trasporto a quattro o due ruote che possiede.
Il caravan è diventata a tutti gli effetti la sua parrocchia on the road, che rispecchia poi la sua natura da motociclista (attualmente possiede una Kawasaki z900) che lo ha sempre accompagnato in questi anni. Una fede per le due ruote che non ha mai vacillato, così come quel concetto di libertà che il camper sposa davvero bene. «Bisogna coniugare la passione per la moto e la prudenza. Queste strade non consentono la corsa né comportamenti irresponsabili, ma chi nasce motociclista come me lo è per sempre e alla moto diventa difficile rinunciare, soprattutto durante la bella stagione».
Lo spopolamento fenomeno sempre più diffuso in Sardegna, in particolare nei piccoli centri non chiude e accorpa solo i servizi statali e dei privati. Caserme dei carabinieri, uffici postali, scuole, banche sono i primi servizi a subire la falce dei tagli, che per le stesse ragioni ora ha effetti anche sull’organizzazione della Diocesi nel territori. Una presenza che malgrado tutto rimane molto importante.
«Prima ogni parroco aveva un paese, oggi non è più così. Come per le altre istituzioni anche la Chiesa fa i conti con lo spopolamento. È vero, siamo sempre di meno. E anche noi parroci dobbiamo suddividerci in più paesi. La mia vita è sempre per strada. Al di là delle celebrazioni religiose, sono importanti i momenti di socialità e confronto. La nostra è una presenza richiesta dalla gente e ci rendiamo conto che possiamo essere utili, essere un valido supporto. Ai giovani, agli anziani, a chi vive questi territori ricchi di umanità. Io ci sono e sono a disposizione», aggiunge il parroco motociclista che interpreta il suo ruolo e la sua missione, in un territorio di confine, senza molti filtri «che a poco servono», ribadisce, ma con molta empatia e spirito di comunità.