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Caso Todde, il Pd tra stupore e rabbia: «Inaccettabile sciatteria che ci ha messo alla berlina»

Caso Todde, il Pd tra stupore e rabbia: «Inaccettabile sciatteria che ci ha messo alla berlina»

Nei dem cresce il malumore nei confronti del M5s

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Cagliari «Non posso e non voglio parlare. Altrimenti direi delle cose imbarazzanti per i Cinque Stelle». Il dirigente del Pd sardo si trincera dietro l’anonimato ma racconta tutta la sua «rabbia» per la «incomprensibile sciatteria» che secondo lui riveste tutta questa partita. «Parliamoci chiaro, non credo a imbrogli o atti di malafede. Credo invece che sarebbe bastato poco per evitare di essere messi alla berlina. Ed è altrettanto grave». Nelle prossime ore il coordinatore regionale del M5S, il senatore Ettore Licheri, tornerà in Sardegna e forse fornirà le spiegazioni su cosa è stato fatto e non fatto. Se non altro spiegherà perché ha scelto una strada diversa da quella percorsa dall’avversario di Todde, Paolo Truzzu. Questi ha nominato un mandatario e ha aperto un conto dedicato, alimentato solo da Fratelli d’Italia Sardegna, per 45mila euro, attraverso due bonifici. Truzzu si definisce presidente della coalizione non candidato consigliere. Per i bonifici indica solo il codice fiscale della costola sarda del partito nazionale. In questo come Todde che ha indicato i partiti che hanno finanziato la sua campagna, ma non ha potuto indicare un conto dedicato bensì quello del comitato.

Eppure i Cinque Stelle sapevano della necessità di avere un conto dedicato e un mandatario. Lo ha riportato ad esempio il consigliere Gianluca Mandas, che aperto il conto dedicato dove sono confluiti settemila euro di contributi, di società e soprattutto di privati, tra cui la senatrice Sabrina Licheri (1000 euro). In questo caso è riportato il nome del soggetto erogante anche se l’importo era inferiore ai 3000 euro previsti per legge. Nessun altro dei consiglieri del Movimento ha indicato mandatario e conto. Tutti sono rimasti sotto la soglia dei 3mila euto, passando da Desirè Manca (597 euro di spesa) ad Alesandro Solinas (2976) che esulava da questo obbligo.

Ma il problema documental-contabile non è il più delicato. In queste ore sta emergendo un diffuso malumore del Pd sulla strategia della presidente. Pubblicamente i dirigenti del partito si rimettono alle decisioni di Todde e Comandini. Nel privato guardano con preoccupazione alla tenuta della maggioranza per i prossimi appuntamenti in aula. «Le opposizioni useranno il metodo “Carthago delenda est” di Catone. Ogni loro intervento, su qualsiasi materia, farà riferimento alla decadenza della presidente».

Purtroppo per Pd e cespugli l’alternativa è sparigliare le carte e spingere per uno scioglimento dell’assemblea. Ipotesi che nessun vuol nemmeno prendere in considerazione, anche se altri autorevoli esponenti del partito la ritengono l’unica in grado di sostenere una campagna elettorale anticipata (a quando, non si sa) giocata tutta su quella che ieri il vicesegretario di Azione Ettore Rosato ha chiamato «malafede o incompetenza che ha fatto affondare il moralismo del Movimento». (gcen)

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