Posada, attentato al carabiniere: la bomba poteva uccidere
L’esplosione all’alba, quando solitamente il militare esce per andare al lavoro. Sale l’allerta in Baronia: in un anno si contano già 46 attentati
Inviata a Posada I pezzi delle macchine sono finiti sparsi attorno al punto in cui l’ordigno è esploso, investendo la Audi sotto la quale era collocato, ma anche altre due auto, un fuoristrada e un Qashqai. Tutte danneggiate in modo irreparabile. Le cinque di ieri mattina, viale San Giovanni, la bomba è scoppiata sotto il vano motore dell’Audi di Mauro Ogno, carabiniere di Siniscola, in servizio nella squadriglia di Monte Pizzinnu. Dopo l’auto del finanziere, data alle fiamme due giorni fa, il rosario di attentati made in Siniscola - dallo scorso anno 46 tra incendi e ordigni - varca il confine, ma di pochi chilometri, e si posiziona a Posada. Con una dimostrazione di forza che solleva l’asticella della gravità, e non tanto perché l’obiettivo è un carabiniere. La bomba ha fatto il suo lavoro distruttivo ma avrebbe potuto provocare conseguenze molto, molto più gravi. Infatti ieri mattina Ogno avrebbe dovuto lavorare, e prendere servizio alle 6. Il caso ha voluto che per varie ragioni abbia chiesto, proprio per ieri, un giorno di riposo. Diversamente attorno alle 5 sarebbe uscito di casa, una villetta a schiera ai numeri 10 e 12 di viale San Giovanni dove vive con la compagna, per andare a lavorare. Cosa sarebbe successo, meglio non pensarci. Meglio, ma è difficile credere che il militare non ci abbia pensato.
E ci hanno pensato anche i tanti carabinieri che ieri mattina si sono precipitati dal loro collega. Non solo per i rilievi, ma anche per cercare di capire cosa stia succedendo in questa zona dove l’ultimo anno è stato scandito da auto incendiate e attentati vari. Le vittime costituiscono un insieme disomogeneo, di mezzo c’è finito anche un sacerdote, il parroco della chiesa di Sos Alinos. Non è vero che non ci siano piste investigative. Ci sono e raggruppano più causali. Si indaga su varie ipotesi: si va da quella sentimentale, a quelle legate allo spaccio di stupefacenti, all’edilizia, alle ritorsioni. Il militare colpito ieri fa parte della squadriglia di Monte Pizzinnu, i carabinieri stanno da tempo compiendo controlli su più fronti. Ma si può diventare vittime anche per banalità, o meglio per questioni che si potrebbero dirimere civilmente. Invece, in questo delirio di intimidazioni c’è spazio per tutti, compreso chi si infila per mettersi nella vetrina mediatica, e intanto puntualizza con il fuoco - o con l’esplosivo - presunti torti subiti. Le inchieste non sono nemmeno in mano a un unico magistrato.
I danni provocati ieri sono ingenti. Non si sa che esplosivo sia stato usato, la deflagrazione e il mix con l’olio e il carburante hanno confuso le tracce. La casa del militare è in mezzo ad altre villette a schiera, in quella zona non ci sono telecamere. Sono più avanti, verso le scuole, e sono state già acquisite dagli investigatori coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Nuoro Riccardo Belfiori. Le due auto coinvolte nell’esplosione sono quelle dei vicini di casa. Tutti nella zona sono stati scaraventati fuori dai letti prima dell’alba di una mattina quasi primaverile. A Posada sono arrivati i vigili del fuoco, il comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Nuoro, colonnello Angelo Gerardi, il capitano della Compagnia di Siniscola Marco Calò, e il comandante della Polizia municipale di Siniscola Franco Piredda. E poi il sindaco di Posada, Salvatore Ruiu.
Pezzi di carrozzeria, vetri, motori e pneumatici nello spiazzo davanti alle case. Una chiazza nera sotto l’Audi, tanti detriti che i familiari del carabiniere hanno raccolto anche nel vialetto di casa. Lo stesso hanno fatto gli abitanti delle villette accanto. Chiunque avrebbe potuto essere investito dalle schegge: bastava essere un po’ mattutini, soffrire di insonnia, avere un aereo da prendere. Dover andare a lavorare presto. Tutti sono potenziali vittime. E questo fa davvero paura.