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Covid

La pandemia in Sardegna e la scia di vittime: la conta dei morti iniziò il 15 marzo 2020

La pandemia in Sardegna e la scia di vittime: la conta dei morti iniziò il 15 marzo 2020

Il bilancio: in totale 2.947 decessi, oltre 500mila gli abitanti contagiati e poi guariti

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Sassari Il 3 marzo 2020 il Covid arriva ufficialmente anche in Sardegna. Il primo caso accertato è solo l’inizio: in pochi giorni il virus si diffonde, colpisce le case di riposo e si insinua nei reparti ospedalieri. A Sassari, un focolaio scoppiato in Cardiologia fa schizzare i contagi. Il picco è inevitabile. Il 14 marzo, un sabato, la Sardegna si sveglia blindata. Il governo ha finalmente accolto la richiesta del presidente Solinas: chiusura totale di porti e aeroporti per arginare la diffusione del virus. L’isola è sigillata, si entra e si esce solo per motivi di lavoro, salute o rientro a casa. Nel giro di pochi giorni, il traffico passeggeri cala del 95%. La misura resterà in vigore fino al 18 maggio. Il giorno dopo, domenica 15 marzo, arriva la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire: le prime due vittime. Carlo Tivinio, un imprenditore 42enne ricoverato a Cagliari, sposato e padre di un bambino, e un anziano di 81 anni, paziente di Cardiologia a Sassari. È l’inizio della lunga conta dei morti, che da quel momento verrà aggiornata quotidianamente nei bollettini ufficiali e diffusa dai sindaci attraverso i social. Il 18 marzo, l’Italia intera trattiene il fiato davanti alle immagini dei camion militari che portano via le bare da Bergamo. Nei cimiteri non c’è più posto, le salme vengono trasportate in altre province per la cremazione.

Il 28 marzo è il giorno peggiore per la Sardegna. Il bollettino registra 80 contagi a Casa Serena, la casa di riposo comunale di Sassari. Pazienti e operatori sanitari vengono travolti dall’epidemia. In 24 ore, i nuovi positivi salgono a 94, il dato più alto mai registrato sull’isola. I malati Covid sono 530, di cui 336 solo nel Sassarese. Poi, lentamente, la curva comincia a scendere. Il 12 aprile, domenica di Pasqua, per la prima volta dopo settimane non si registrano nuove vittime. Il 14 maggio è una data simbolica: per la prima volta il bollettino segna doppio zero, nessun nuovo contagio, nessun decesso. Ma il peggio deve ancora arrivare. Il 2021 sarà l’anno più duro per la Sardegna. Dopo aver superato senza traumi la prima fase, l’isola si lascia andare a un’estate di riaperture e turismo sfrenato. Una scelta che si rivela disastrosa. A fine agosto i contagi esplodono, le vittime aumentano, le restrizioni tornano pesantissime. Il bilancio della pandemia è devastante: dal marzo 2020, la Sardegna ha perso 2.947 persone. Oltre 500mila abitanti, un terzo della popolazione, hanno contratto il virus e sono guariti. Il 2022 segna l’inizio del ritorno alla normalità, anche se tra mille limitazioni, soprattutto nelle scuole. Nel 2023 il Covid si fa più silenzioso, meno aggressivo. Oggi è ancora qui, più simile a un’influenza che a quel mostro che, per anni, ha riscritto le nostre vite. (lu.so.)

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