Riforma accesso Medicina, il prorettore di Cagliari: «Cambiamento importante»
Piergiorgio Calò attende i decreti attuativi della riforma ma non nega che serviranno diversi aggiustamenti nelle università
Cagliari Se la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, esulta annunciando che «il numero chiuso non esiste più» e sullo stesso argomento la presidente della Conferenza dei rettori italiani, Giovanna Iannantuoni, esprime «profonda preoccupazione», l’ateneo di Cagliari – attraverso le parole di Piergiorgio Calò, ordinario di Chirurgia generale e prorettore con delega alle Attività sanitarie – prima di dare un giudizio sull’abolizione dei test d’ingresso a Medicina preferisce attendere la pubblicazione dei decreti attutativi della riforma approvata lunedì scorso dalla Camera. «Quello che si può dire già da ora – spiega il professore – è che si tratta di un cambiamento importante che costringerà le università a fare diversi aggiustamenti dal punto di vista organizzativo».
Di sicuro, dal prossimo anno accademico chi vuole fare il medico dovrà seguire un intero semestre di corsi propedeutici e superare i relativi esami. E infine attendere la graduatoria nazionale per sapere se è dentro o fuori. «È così – conferma Calò – e di conseguenza ci attendiamo un numero molto elevato di matricole. Significa che dovremo riorganizzare il calendario, l'utilizzo delle aule e soprattutto sarà necessario uniformarsi alle indicazioni che arriveranno dal ministero. Perché è chiaro che le materie degli esami del primo semestre dovranno essere le stesse in tutta Italia, così come le modalità di insegnamento. Per non parlare dei metodi di valutazione degli studenti: è impensabile che per la medesima interrogazione a Cagliari si prenda 30 e a Milano 28, giusto per fare un esempio. Insomma, servono linee guida precise. Adeguarsi non sarà semplice, ma il tempo c’è. E devo dire che c'è stata subito una risposta perché proprio mentre sto parlando con lei i colleghi presidenti di corso di laurea sono in riunione per discutere di questo tema. Noi prorettori, invece, avremo una riunione domani (oggi per chi legge - ndr)».
Tuttavia la sensazione di molti è che in fondo la selezione a numero chiuso non sia abolita, ma slitti semplicemente di sei mesi. «Effettivamente questa è la prima impressione – ammette Calò – ma va anche detto che il ministero ha previsto in tutto il Paese un aumento di 30mila posti in sette anni. E che se anche ci sarà una selezione, questa avverrà con modalità completamente diverse. Nel senso che da ora in poi i ragazzi saranno valutati dopo i mesi fatti in ambiente universitario e con dei corsi universitari, mentre prima venivano giudicati all’uscita delle scuole secondarie sulla base di moltissimi quiz attinenti alla cultura generale».