La scuola si svuota, la ricetta dei dirigenti: «Più classi con meno alunni»
Massimo De Pau, numero uno dei dirigenti: «Così salvaguardiamo i posti di lavoro»
Sassari «La scuola va potenziata, non si può tagliare». Per Massimo De Pau, presidente regionale dell’Anp Sardegna, l’associazione dirigenti e alte professionalità della scuola, l’inversione di tendenza sarà possibile «quando la politica deciderà di investire sull’istruzione, mettendo a disposizione più risorse anche sul welfare». Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e la primaria: «La soluzione migliore potrebbe essere quella di ridurre il numero degli alunni per classe, soprattutto nelle zone più disagiate». E se da una parte – spiega De Pau – «si garantisce il lavoro ai docenti», dall’altra «si salvaguarda la presenza delle scuole nei piccoli paesi, anche se la denatalità si fa più sentire. La scolarizzazione va potenziata e, visto l’analfabetismo di ritorno, dovrebbero essere incrementati anche i corsi serali».
Meno alunni, meno insegnanti. Il rischio è che i docenti sardi di ruolo debbano fare la valigia. «Che in Sardegna non nascano bambini è un dato ormai assodato e dipende da numerosi fattori. Di questo passo, inevitabilmente, i piccoli studenti continueranno a diminuire di anno in anno, la denatalità riguarda tutto il Mezzogiorno e sarà sempre più difficile invertire la curva. L’analisi è sicuramente complessa, ma basterebbe un confronto fra intelligenze e protagonisti del mondo della scuola per limitare i danni o comunque trovare soluzioni adeguate. Si potrebbe cominciare ponendo rimedio almeno al fenomeno in crescita di chi abbandona gli studi».
Il dato sulla dispersione scolastica non fa ben sperare: Sardegna al 19%, è maglia nera d’Italia. «Il problema è tutto isolano. Per fare un esempio, il mondo di molti studenti inizia e finisce nel loro paese. Oggi gli adolescenti ti dicono che studiare l’inglese non ha senso e non serve a nulla, considerato il fatto che dove vivono nessuno parla quella lingua straniera».
Quale potrebbe essere una soluzione? «L’orientamento andrebbe rivisto, soprattutto tenendo conto che i giovani di oggi non hanno una solo intelligenza o una sola attitudine. La didattica deve tenere conto delle nuove tecnologie e anche del fatto che i giovani sono cambiati. Invece continuiamo a proporre un modello scuola che fa orientamento tenendo conto di una sola intelligenza, e non di quelle multiple. Non esiste una didattica che va bene per tutti, ma insegnamenti costruiti sulle caratteristiche individuali. E poi anche l’offerta formativa è sbagliata. Che senso ha aprire un istituto alberghiero in un territorio dove non si vive di turismo? È così perdiamo “gli alunni difficili” che crescono in contesti di povertà educativa. Servono politiche di contrasto, ma soprattutto incentivi che aiutino le famiglie a ridurre le spese.
Quanto costa andare a scuola? «Per i libri anche 500 euro all’anno. Ci sono regioni dove gli studenti hanno i rimborsi per i trasporti, oltre che per i testi scolastici».