La Nuova Sardegna

Lo scontro

Ddl servitù militari, le competenze in via esclusiva allo Stato: è bufera

di Luigi Soriga
Ddl servitù militari, le competenze in via esclusiva allo Stato: è bufera

In Commissione Difesa iniziato l’iter del disegno di legge. Polemiche dei consiglieri regionali Valdo Di Nolfo, Sebastian Cocco e Giuseppe Frau

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Sassari Verrebbe quasi da dire che ancora siamo nella fase delle esercitazioni. Cioè dei disegni di legge, delle bozze tutte da emendare. Ma le premesse non suonano così rassicuranti. In Commissione Difesa alla Camera è partito l’iter del Disegno di Legge 1887, presentato il 21 maggio 2024 dall’onorevole Paola Maria Chiesa (Fratelli d’Italia) ma approdato solo nei giorni scorsi in aula . Il testo, in particolare l’articolo 15-bis, prevede che le competenze in materia di difesa e sicurezza nazionale siano attribuite in via esclusiva allo Stato, obbligando le Regioni a chiedere autorizzazioni anche per l’applicazione di normative ambientali nei territori occupati da installazioni militari. Una misura che, se approvata, potrebbe sottrarre alla Sardegna — la regione italiana più militarizzata — importanti strumenti di controllo e sorveglianza ambientale.

L’isola ospita infatti circa il 66% delle servitù militari nazionali e i due poligoni interforze più grandi d’Europa, Capo Teulada e Quirra. A lanciare l’allarme sono i consiglieri regionali Valdo Di Nolfo, Sebastian Cocco e Giuseppe Frau, del gruppo consiliare Uniti per Todde: «Esprimiamo grande preoccupazione per la proposta di legge di Fratelli d'Italia . La Sardegna paga già pesantemente le occupazioni militari e non può permettersi di perdere ulteriormente il controllo su territori già devastati da queste occupazioni – proseguono –. È inaccettabile che, mentre attendiamo la nomina di Osservatori Ambientali indipendenti, si tenti di depotenziarne il ruolo e di consentire attività militari senza controllo».

Gli esponenti sardi parlano di una deriva neocolonialista e chiedono unità alle forze politiche dell’isola: «Abbiamo bisogno di fare squadra e rivolgiamo un invito a tutti i parlamentari sardi a unirsi in questa battaglia. Non possiamo permettere che, con la scusa dell'escalation del quadro geopolitico, si consumi un'ulteriore beffa ai danni della Sardegna». Chiude il loro intervento un impegno chiaro: «Ribadiamo il nostro impegno in prima persona nella lotta contro le servitù militari, contro il neocolonialismo e per garantire che le delicate questioni ambientali e legate alla salute siano trattate con la serietà e la responsabilità che meritano». Di tono più cauto, ma altrettanto critico, l’intervento di Barbara Polo, deputata sarda di Fratelli d’Italia e membro della stessa Commissione Difesa: «L’iter del disegno di legge è ancora in fase del tutto embrionale. In linea di principio questa iniziativa mi trova d’accordo, perché in una fase di conflitti internazionali e clima teso come quello che viviamo è giusto che lo Stato Maggiore abbia più autonomia decisionale e velocità. Tuttavia, per come è formulata la bozza, il testo per quanto riguarda la Sardegna è anticostituzionale perché non tiene conto dello Statuto Speciale». Polo garantisce che non farà sconti, nemmeno al suo stesso partito: «Vigileremo attentamente e durante le discussioni in commissione sarò pronta a dire la mia. La priorità è tutelare tutto ciò che è conservativo per la regione, anche a costo di andar contro un collega di partito». Infine, la deputata FdI si dice scettica anche su uno degli aspetti più discussi del disegno di legge: «Non mi convince tanto l’equiparazione degli standard di bonifica delle aree militari a quelli dei siti industriali dismessi. Anche su questo aspetto chiederò di rivedere il testo». Il cammino parlamentare del Ddl 1887 è appena cominciato, ma le polemiche sono già esplose. Ma la Sardegna non ci sta a restare un bersaglio senza voce.

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