Mancano i medici di base, il direttore sanitario della Asl 5: «Non demonizziamo gli Ascot»
Alessandro Baccoli: «L’esperimento ci sta salvando»
Oristano Descritti e reietti come se fossero il demonio, oggi sono considerati indispensabili e il loro modello è stato replicato un po’ ovunque in Sardegna. Sono gli Ascot, ambulatori straordinari di continuità assistenziale. Nati nell’Asl di Oristano non sono figli di un capriccio. Per capire come si sia arrivati a ciò bisogna dare i numeri: sono circa cinquanta le sedi carenti ovvero quelle scoperte che non hanno medico di base in provincia di Oristano. Circa 22mila sono invece i pazienti attualmente senza il dottore di riferimento e sono sparsi in maniera non omogenea in tutto il territorio. In questo momento a soffrire di più è la zona del Terralbese, il cui ambito comprende oltre a Terralba anche Marrubiu, Uras, San Nicolo d’Arcidano e Arborea. In questa fetta di Sardegna le persone senza medico di base sfiorano le 7.200 e la ressa di due giorni fa per riuscire a ottenere uno dei 500 posti disponibili con la dottoressa Magnolia Murgia ne è la testimonianza. Siamo al razionamento della sanità, ma non è un male che nasce oggi. È che ora ci si è accorti che il tumore è esteso, ma come per le malattie anche per questo aspetto c’è una cura che almeno riesce a contenere la massa malata. L’Asl di Oristano ha inventato gli Ascot circa due anni fa, «era una soluzione tampone e un meccanismo che può anche essere criticabile e certamente migliorabile, ma è la zattera che ci sta permettendo di rimanere a galla perché, con queste norme che non dipendono dalle singole Asl, medici di base che sono disposti a spostarsi dai grossi centri per “andare in missione” e passare la vita nei piccoli paesi non ce ne sono più» spiega il dottor Alessandro Baccoli, da gennaio 2024 direttore socio sanitario dell’Asl 5. Quando parla di norme, il riferimento non detto è alla mancata capacità o volontà della Regione di legiferare in modo tale da incentivare o indirizzare la presenza dei medici di base lontano dai grandi poli della sanità isolana. Gli Ascot, dunque. Si è imparato a conoscerli e ormai quasi tutti sanno che sono gli ambulatori in cui medici di base non associati direttamente a un ambito dell’Asl cui appartengono prestano servizio come se fossero dei liberi professionisti, lavorando per un numero di ore prestabilito in base a un accordo tra le parti. «Ciò consente di garantire le visite nei territori oggi privi del medico di base», prosegue Alessandro Baccoli. Tre anni e mezzo dopo il primo esperimento non ci si è più fermati, anzi gli Ascot sono aumentati e oggi sono trentatré da nord a sud e da est a ovest della provincia. Garantiscono assistenza per l’appunto a circa 22mila pazienti coprendo settanta turni settimanali da cinque ore ciascuno «e non sono il male assoluto – rimarca dottor Baccoli –. Non neghiamo che ci sia una falla nel sistema dell’assistenza sanitaria, però bisogna anche esaminare in maniera approfondita la situazione». Per farlo arrivano altri numeri e varie considerazioni. «Bisogna pur ammettere che garantiscono una territorialità e una copertura ambulatoriale diffusa che prima con gli ambulatori dei soli medici di base non c’era – prosegue il direttore socio sanitario dell’Asl –. Voglio poi puntare i riflettori su un aspetto fondamentale: se coprissimo le sedi vacanti con i medici di base, si spenderebbero circa 2 milioni e 100mila euro all’anno. Attualmente con gli Ascot il tetto di spesa autorizzato raggiunge circa 900mila euro. Se la Regione consentisse di spendere per questo meccanismo la stessa cifra che destinerebbe ai medici di base fissi, avremmo attraverso gli Ascot una copertura dell’assistenza sanitaria ben superiore sia come territorialità che come monte ore a quella garantita dagli ambulatori classici». Insomma, con le dinamiche sociali che mutano, bisognerebbe anche cambiare prospettiva. «È un servizio che ci sta riservando suggerimenti importanti su come gestire in futuro la sanità territoriale e forse è il caso di pensare a una revisione di tutto il sistema dell’assistenza di base proprio partendo dalla considerazione che i bandi per assegnare le sedi vacanti vanno deserti, mentre per le chiamate negli Ascot i medici rispondono», prosegue Alessandro Baccoli che poi chiosa: «E non si dica che fanno solo ricette. Visitano come è loro dovere fare e prescrivono accertamenti qualora necessari. La differenza col medico di base è solo il non poter instaurare un rapporto con un unico dottore».