La Nuova Sardegna

Lavoro

Salari da fame in Italia, 6 milioni di lavoratori guadagnano massimo mille euro al mese

Salari da fame in Italia, 6 milioni di lavoratori guadagnano massimo mille euro al mese

Una larga fascia di occupati nel settore privato vive con retribuzioni molto basse, penalizzati da contratti instabili e orari ridotti.

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Roma Il lavoro povero, e più in generale i bassi salari, rappresenta uno dei principali problemi per le lavoratrici e i lavoratori in Italia. Secondo uno studio dell’Ufficio Economia della Cgil nazionale, nel 2023 sono stati 6,2 milioni (pari al 35,7%) i dipendenti del settore privato che hanno percepito un salario inferiore ai 15.000 euro lordi annui, equivalenti, nei casi migliori, a circa 1.000 euro netti al mese.

Nel complesso, sono 10,9 milioni i lavoratori – il 62,7% del totale – a guadagnare meno di 25.000 euro lordi annui.

Tra i fattori che maggiormente penalizzano le retribuzioni ci sono la tipologia contrattuale e la riduzione dell’orario di lavoro. I dipendenti con contratti a termine hanno una retribuzione media annua lorda di 10.300 euro, mentre quelli con contratto part-time arrivano a 11.800 euro. Quando le due condizioni si sommano – contratto a termine e part-time – il salario medio annuo lordo si abbassa ulteriormente a 7.100 euro.

A commentare i dati sono i dirigenti sindacali Maurizio Landini e Francesca Re David, che sottolineano: «Per rimediare a una situazione ormai intollerabile, confermata anche dai recenti dati Istat, occorre azionare tutte le leve disponibili: cancellare la precarietà, rinnovare i contratti scaduti, invertire il declino industriale che prosegue da 26 mesi, dire basta alla competizione al ribasso e approvare una legge sul salario minimo».

I sindacati ricordano infine che i referendum dell’8 e 9 giugno puntano a rimettere al centro del modello sociale e di sviluppo italiano un’idea di lavoro stabile, ben retribuito, libero e sicuro, affinché «tutte e tutti possano realizzarsi e contribuire al progresso della nostra società».

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