Arzu era pronto a vendicarsi, nel mirino l'assassino di Mosè Cao
L'ipotesi: l'ex latitante accusava Marongiu della scomparsa del compaesano poi ucciso. Il ruolo dell'anziano chiamato "Mangiabambini"
Arzana Roberto Arzu, Sergio Arzu e Gianluca Arzu e l’amico di quest’ultimo, Pier Giorgio Piras, restano in carcere. Il gip del tribunale di Lanusei Nicoletta Serra ha convalidato il fermo nei loro confronti e ne ha disposto la custodia cautelare in carcere, per il concorso nell’omicidio di Beniamino Marongiu, noto Mino. Avrebbero offerto a Sandro Arzu un sostegno determinante per il compimento della missione di morte, il 9 luglio dello scorso anno ad Arzana. Gli arrestati, i primi due fratelli di Sandro Arzu, il terzo nipote e Piras un suo amico, sono comparsi ieri davanti al Gip per l’udienza di convalida. Assistiti dai loro legali (Pier Luigi Concas per Gianluca Arzu, Rita Dedola e Francesco Marongiu per Roberto Arzu, lo stesso avvocato Marongiu per Sergio Arzu -padre di Gianluca-, Pamela Piras e Fabrizio Demurtas per Pier Giorgio Piras), si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Rimangono tutti rinchiusi nel carcere di Lanusei, in virtu della loro “personalità spregiudicate, propensione criminogena quasi caratterizzata da amoralità”, contatti e collaborazioni in grado di garantirne per un lungo periodo l’irreperibilità, come d’altronde è stato per Sandro Arzu, come scrive il gip nell’ordinanza.
Nella ricostruzione del Gip, sulla base del lungo lavoro investigativo compiuto dai carabinieri di Nuoro e di Lanusei, non ci sono soltanto gli elementi che collocano i quattro nella piazza Roma il 9 luglio 2024, con un controllo a 360 gradi per fornire a Sandro Arzu l’agibilità dell’esecuzione di Mino Marongiu, ma anche disvelano particolari sul perchè Arzu lo volesse morto. Non soltanto temeva di poterne diventare vittima, ma anche in relazione alla scomparsa e uccisione di Mosè Cao, altro pregiudicato ogliastrino amico di Arzu e ritenuto suo sodale nell’ambito del traffico degli stupefacenti. Cao sparì il 18 settembre 2021, quattro giorni dopo l’agguato al quale sfuggì Arzu, e che si attribuisce a Marongiu. E sempre Marongiu, per Arzu, sarebbe stato responsabile della scomparsa di Cao. Non a caso, Sandro Arzu, pochi giorni prima che i carabinieri lo arrestassero al termine di ricerche durate due anni (l’arzanese inscenò la sua presunta morte nel marzo del 2023), stava progettando di “sequestrare” un tal “Mangiabambini”: si tratta di un uomo ogliastrino ritenuto colui il quale avrebbe consegnato al suo assassino Mosè Cao. Sequestrarlo per interrogarlo, evidentemente. L’azione avrebbe dovuto essere compiuta da Arzu entro il 3 giugno. Ma i carabinieri hanno fatto prima, arrestando Arzu a Cagliari, in auto con l’amico Gian Pietro Deiana e un familiare, che gli avevano appena garantito una pistola e una moto per questa nuova “missione”.