La Nuova Sardegna

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Top1000 – 2025

Manifatturiero fra piccole imprese e poco valore aggiunto

di Davide Pinna
Manifatturiero fra piccole imprese e poco valore aggiunto

Il settore, senza Saras e Sarlux, vale appena il 6,5 per cento del fatturato globale delle prime mille imprese dell’isola

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Dimensioni ridotte, poca occupazione e scarsa produzione di valore aggiunto. Anche quest’anno, il quadro che emerge dalla classifica Top 1000, per quel che riguarda il settore manifatturiero, mostra una situazione ben poco felice, per l’economia dell’isola. Bastano due dati, per inquadrare lo scenario: se si prende il fatturato complessivo delle prime mille aziende sarde, poco meno di 29 miliardi, e si isola il dato dei settori manifattura ed energia, si scopre apparentemente che, con 13,6 miliardi, il settore è il più importante dell’isola e vale poco meno della metà del dato complessivo. Il problema è che, quando si tolgono dal computo Saras (10 miliardi) e Sarlux (1,5 miliardi) si precipita a poco meno di un miliardo e mezzo, il 6,5 per cento del totale. Un dato che mostra impietosamente la marginalità del settore produttivo nell’economia isolana. In generale, dal punto di vista del fatturato, il 2023 fa registrare un calo rispetto all’anno precedente, con 1,9 miliardi di fatturato globale (escluse Saras e Sarlux), contro i 2,4 del 2022.

C’è un altro elemento che conferma questa analisi, ed è quello legato all’occupazione. In totale gli addetti delle prime 91 aziende per fatturato dell’isola, nel settore manifatturiero ed energetico, sono 7.178. Il dato complessivo del Top 1000 è di 64.932 impiegati. Tradotto in termini percentuali, vuol dire che il manifatturiero pesa fra le prime mille aziende dell’isola appena l’11 per cento, quando si parla di occupazione. Il panorama è composto quasi esclusivamente da piccole e medie imprese. Se si esclude Sarlux, con i suoi 1.146 dipendenti, tutte le altre imprese del settore oscillano attorno alla soglia dei 250 dipendenti, quella che identifica le medie imprese.

L’unica che si stacca un po’ dal gruppo è la algherese Nobento, specializzata nella produzione di infissi, che nel 2023 registrava 327 dipendenti, contro i 258 dell’anno precedente. Un incremento significativo anche se non il più importante in termini percentuali. Questo primato va alla Reno di Portoscuso nel Sulcis, specializzata nella manutenzione di macchinari industriali, che è passata da 29 a 161 dipendenti, superando anche i 113 segnati nel 2022. Sono 84 le imprese con meno di 200 dipendenti e, di queste, ben 68 ne hanno meno di 100. Se si confronta il dato globale nei due anni, si registra un piccolo incremento, con una crescita di 9 punti percentuale degli occupati rispetto al 2022. Altro elemento importante, per valutare l’impatto del settore manifatturiero sull’economia dell’isola, è quello del valore aggiunto. Ossia quel dato che rappresenta la capacità dell’impresa di creare ricchezza ulteriore con i propri processi produttivi.

Levando i tre colossi energetici (Saras, Sarlux e Fiume Santo, la centrale elettrica a carbone sul litorale fra Sassari e Porto Torres, la sorpresa porta il nome del Sugherificio Ganau di Tempio. Nonostante il 294esimo nella classifica dei fatturati, l’impresa produttrice di tappi di sughero si trova al nono posto per valore aggiunto nella classifica complessiva, con 56 milioni. Un dato che va letto insieme a quello sugli utili, passati da un rosso di 2,7 milioni del 2022 a un positivo di 41 milioni. Quasi certamente un incremento legato a investimenti che sono andati a frutto nel 2023. Il sugherificio segnava 135 dipendenti nel 2023. Nel 2024 è stato annunciato l’ingresso nel gruppo Tapì, colosso multinazionale del settore tappi e chiusure di bevande.

Sono solo 8 le aziende che registrano più di 20 milioni di euro di valore aggiunto. Guardando al capitolo degli utili, il dato peggiore è quello di Matrica a Porto Torres, con un passivo di 27 milioni di euro. Rosso anche per la Fluorsid del presidente del Cagliari Tommaso Giulini: meno 9 milioni, contro i 17 di utile del 2022. Solo quattro aziende (i tre colossi energetici e Ganau) fanno segnare un utile sopra i 40 milioni. Tutte le altre aziende stanno sotto i 5 milioni di euro. In generale, però, gli utili sono esplosi dopo le difficoltà del Covid, passando da un dato complessivo di 7,5 milioni nel 2022 a 115 milioni nel 2023.

Infine c’è da considerare un aspetto geografico. La gran parte delle imprese manifatturiere (il 45%) si trova nella città metropolitana di Cagliari. Un altro 14 per cento ha sede nel Sud Sardegna. La provincia di Sassari ospita 18 di queste imprese, poco meno del 20 per cento. Segue Nuoro con nove aziende e la Gallura con sette. Il fanalino di coda è Oristano, che ne registra soltanto 3. Una suddivisione che rispecchia sostanzialmente l’equilibrio demografico dell’isola, ma che mostra anche la debolezza economica di tutti le regioni dell’isola rispetto a Cagliari e al suo territorio.

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