L’emergenza idrica prosciuga le casse della Regione
Giuseppe Meloni: «Impatto su risorse, agricoltura e turismo»
Sassari Il rapporto in questo caso è direttamente proporzionale. Quando si svuotano le condotte idriche dell’isola, si prosciugano anche le casse regionali. E la Sardegna è tra le regioni che soffrono di più l’impatto della carenza di acqua e le ripercussioni sul bilancio. A rivelarlo è l’analisi della società americana S&P global ratings riportata dal Sole 24 Ore. Sia in Italia che in Spagna – questo è il punto di partenza del report – i cambiamenti climatici con il fenomeno della siccità prolungata, mischiati alla dispersione dell’acqua, incidono e non poco sulla spesa pubblica.
La Sardegna si trova, al pari delle regioni del sud esclusa la Sicilia, nella fascia rossa del water stress index. L’indicatore cioè che misura il rapporto tra domanda di acqua rispetto a quella effettivamente disponibile. L’isola naviga tra il 95 e il 99 per cento: significa che tra richiesta e disponibilità c’è un margine davvero minimo. D’altronde è storia nota specie per i Comuni turistici del nord-est dell’isola, che hanno passato un’estate 2024 di passione con interruzioni forzate di acqua e problemi per garantirne l’uso nelle case private tanto per gli utenti quanto per le centinaia di migliaia di turisti. Ci sono evidenti problemi di gestione dell’acqua, a livello nazionale le dispersioni dalle condotte vanno dal 42 al 66 per cento. È una questione che crea disagi diffusi nell’isola. «La soluzione è procedere con interventi per tamponare l’emergenza ma anche con opere per il medio-lungo periodo», spiega Giuseppe Meloni, vice presidente della Regione nonché assessore al Bilancio. Senza volerlo intercetta proprio le indicazioni che arrivano oltreoceano dagli studiosi che hanno lavorato al report, e che rivolgendosi alle amministrazioni regionali avvertono: «Il peggioramento della crisi idrica, il suo ripresentarsi nel tempo a fronte di un consumo più intensivo di risorse più limitate e investimenti talvolta insufficienti al miglioramento delle infrastrutture può avere un impatto sull’economia locale e indirettamente sul gettito fiscale». Meloni infatti aggiunge: «Un lavoro importante è quello sulle connessioni delle dighe, fondamentale quanto la riparazione delle condotte.
L’acqua viaggia su condotte che sono ormai obsolete e con materiali non più consoni come cemento e amianto. Purtroppo le perdite incidono e tanto», il vice governatore pensa ai soldi stanziati per i sollevamenti delle dighe e all’acqua che poi nel passaggio alle utenze viene dispersa. Questo significa che la spesa non viene recuperata. A tal proposito, tra le delibere adottate dalla giunta regionale nella giornata di ieri 11 giugno, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici, Antonio Piu, la giunta ha approvato il disegno di legge sulle “Norme straordinarie per il superamento dell'emergenza idrica” e la relativa relazione illustrativa con la finalità di semplificare e rendere più efficace l’azione dell’ente Gestore del sistema Idrico multisettoriale regionale (Enas) nelle attività svolte su questo importante tema. «Sono inoltre stanziate risorse per le opere necessarie a lenire la situazione di crisi nelle aree del Nord Sardegna, più afflitte dal fenomeno», si legge nella nota ufficiale diffusa. Oggi Piu, tra l’altro, sarà presente alla consegna dei lavori di sovralzo della diga Maccheronis, nell’agro di Torpè. Sull’impatto dell’emergenza-acqua sulle casse, Giuseppe Meloni non riesce a quantificare in milioni le perdite esatte, ma ragiona: «Sicuramente è una perdita su più fronti. Basti pensare agli interventi di protezione civile che non sono più straordinari, ogni anno li mettiamo in cono. E poi il costo sociale, cioè i danni che la crisi idrica prova sull’agricoltura o sul turismo, quando l’approvvigionamento non è garantito nella stagione di punta».