Crisi idrica nell'isola, via al maxi piano: 124 milioni di euro per invasi e reti
La Sardegna è tra le regioni con le quote maggiori di dispersione d’acqua. L’assessore Antonio Piu: «Investimenti necessari per programmare il futuro»
Sassari Tutto è racchiuso in un detto: prevenire è meglio che curare. Intervenire oggi per evitare grossi buchi (nell’acqua) domani. È la direzione che la Regione dice di aver intrapreso nella gestione di una crisi idrica che un anno fa ha presentato il suo conto più salato. Gli interventi strutturali programmati per rendere più efficiente il sistema di invasi e condotte arrivano a una spesa di 124 milioni di euro.
«Negli ultimi tredici mesi se dobbiamo parlare di una perdita economica, dobbiamo riferirci senza dubbio agli agricoltori e al sistema socio-economico che ci perde dalla crisi idrica», si legga per esempio il settore turistico. Le parole sono dell’assessore regionale ai Lavori pubblici, Antonio Piu. Ne parla all’indomani del report di S&P global ratings sull’incidenza dei disagi causati dalle perdite di acqua sui bilanci delle regioni. Da questa analisi la Sardegna risulta tra le peggiori in Italia, e riesce a malapena a far coincidere la richiesta con la disponibilità idrica.
Piu parla a margine della consegna dei lavori del rialzo della diga del Maccheronis, opera che verrà conclusa tra 18 mesi. L’assessore ha fatto i compiti a casa e ribadisce una proiezione da qui al 2040: «Secondo le stime, saranno necessari 6 milioni di metri cubi d’acqua in più solo in questa diga e grazie al rialzo, di cui partono i lavori, stiamo mettendo un mattoncino in più nella costruzione di un percorso di programmazione delle opere». La diga di Torpè è stata il cuore dell’estate 2024 di sofferenza per i Comuni di bassa Gallura e Baronia. Lo sanno i sindaci, gli abitanti, i turisti e soprattutto i lavoratori dei campi, che hanno dovuto far fronte a chiusure dei rubinetti e limitazioni perché i livelli di riempimento erano bassissimi. Oggi non è così e si sorride pensando alle settimane calde. Ma resta uno stato d’allarme cronico, dovuto alle perdite di acqua nel passaggio da invasi a condotte – «siamo poco sotto il 50 per cento di dispersione», sostiene Piu.
Sul tema del peso dei costi per tamponare emergenze idriche, l’assessorato ai Lavori pubblici fornisce un raffronto utile: nel 2021, ultimo anno non siccitoso, la spesa per interventi urgenti è stata di 13 milioni di euro. Nel 2024, l’ormai noto annus horribilis, la spesa è arrivata a 23,5 milioni di euro. Un segno più importante.
La strada è una: puntare su opere a medio-lungo termine che migliorino tutto il sistema della raccolta e della distribuzione dell’acqua in Sardegna. Questo è il maxi piano dettato da Antonio Piu, che elenca una spesa da oltre cento milioni. La cifra principale programmata è di oltre 70 milioni e viene dai fondi di sviluppo e coesione per interventi di messa in sicurezza, implementazione e riqualificazione del sistema idrico regionale, più altri 8 per la progettazione di interventi strategici. A questi si aggiungono 22 milioni di euro di manutenzione straordinaria negli acquedotti Coghinas 1 e 2, 11 milioni per un nuovo impianto di potabilizzazione nello schema 17 Ogliastra, e oltre due milioni per studi di fattibilità per interconnessione della diga Maccheronis con i bacini limitrofi. L’assessore punta soprattutto su quest’ultimo lavoro: «Sono investimenti basati non solo sulla situazione delle perdite attuali, ma per garantire maggiori risorse idriche in futuro. Nei prossimi due anni lavoriamo per collegare la diga al potabilizzatore di Torpè, avrebbe dei risvolti importanti», in maniera analoga accadrà in Ogliastra. Tutto per perdere meno acqua possibile strada facendo. Già dallo scorso anno «un dato importante per il nord-ovest dell'isola è che le perdite di Enas sono migliorate del 15 per cento».