La Nuova Sardegna

Stop ai finanziamenti

Fondi bloccati dallo Stato, l’ira dei sindaci: «Cantieri pronti, lavori fermi»

di Luigi Soriga
Fondi bloccati dallo Stato, l’ira dei sindaci: «Cantieri pronti, lavori fermi»

Lai, Loiri Porto San Paolo: «Mai prima d’ora, il Governo centrale prende i soldi dei Comuni e se li tiene» Sini, Pattada: «Il nostro asilo è in freezer da un anno»

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Sassari Succede, in Italia, che lo Stato decida di fare da banca. Ma invece di prestare, trattiene. Prende i soldi, incassa l’IMU dai Comuni ricchi, e poi — anziché ridistribuire tutto — in tempi di magra una parte li lascia lì. In cassa. Sua. È quello che è successo con il Fondo di Solidarietà comunale, lo strumento che ogni anno garantisce un po’ d’equità tra i Comuni che hanno troppo e quelli che non hanno abbastanza. Una sorta di perequazione orizzontale, come la chiamano i tecnici. Una misura che risale al 2013, giusta in linea di principio, ma forse da riaggiornare, considerate le spese che i comuni costieri come quelli sardi affrontano nella stagione turistica. Però quest’anno, il fondo di solidarietà, suona come un paradosso. «Una roba simile non era mai accaduta – racconta Francesco Lai, sindaco di Loiri Porto San Paolo – I ritardi nell’erogazione del fondo di solidarietà da parte dello Stato per mancanza di cassa sono un’anomalia assoluta. Parliamo di risorse che lo Stato preleva ogni anno dai Comuni che incassano più Imu, per redistribuirle a quelli con meno entrate. Invece, quest’anno, per la prima volta nella storia, lo Stato ha attinto alla fonte… e poi si è tenuto i soldi. Una trattenuta a monte, senza ritorno a valle».

Per un Comune come Loiri Porto San Paolo, 3700 abitanti affacciati tra mare e macchia, il conto è pesante: «Negli ultimi otto anni in cui sono sindaco, lo Stato avrà prelevato circa 10 milioni di euro. Una cifra enorme, che pesa sui nostri bilanci. Ma almeno fino a ieri c’era un principio di riequilibrio. Oggi no».

Ma c’è anche chi, i soldi, li aveva già visti assegnare. Cantieri pronti, carte in regola, lavori da avviare. E poi il nulla. È il caso di Pattada, quasi 3mila anime nel cuore del Logudoro, dove l’asilo nido è fermo al palo. «Siamo in grossa difficoltà – racconta il sindaco, Angelo Sini – perché mancano all’appello 840mila euro finalizzati al completamento dell’asilo nido comunale. Quelle risorse ci sono state assegnate sulla base della graduatoria pubblicata nell’agosto 2024, dove Pattada si era classificata al 44° posto su oltre 2.400 domande. Una posizione solida, che ci ha spinto ad andare avanti: abbiamo cofinanziato il progetto, abbiamo impegnato risorse nostre. Ma i fondi statali non sono mai arrivati”. Il risultato è un limbo perfetto: il progetto c’è, l’impresa è pronta, ma il cantiere non si apre. «Senza i trasferimenti dello Stato – continua Sini – siamo bloccati. I nostri soldi sono congelati. E questo vale per decine di Comuni in Sardegna che si erano attrezzati, con serietà, per partire». Il blocco delle risorse riguarda in parte i fondi della Legge di Bilancio 2023, ma si somma a una macchina che già di per sé si muove a rilento. È il caso dei progetti legati all’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione firmato tra Governo e Regione Sardegna: 3,55 miliardi di euro destinati a 294 interventi per infrastrutture, sanità, scuole, trasporti, acqua ed edilizia pubblica. Sulla carta, un’occasione storica. Ma di quei progetti, 184 hanno la spesa prevista nel 2025, e nessuno sa con certezza quanti siano davvero pronti. Per diversi di loro manca il dato sull’obbligazione giuridicamente vincolante (OGV), cioè l’atto necessario per sbloccare i fondi. Il rischio? Che anche questi cantieri restino congelati, in attesa di un’autorizzazione, di una firma, di soldi da spendere davvero.

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