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Inquinamento, pesca e traffico d’estate: a rischio quattro specie di cetacei

Inquinamento, pesca e traffico d’estate: a rischio quattro specie di cetacei

Il sito si trova tra 15 e 30 miglia al largo della costa con profondità oltre i mille metri

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Collocato tra le 15 e le 30 miglia al largo delle coste sarde a nord est di Caprera in acque internazionali, il Canyon di Caprera, con profondità che superano i mille metri, costituisce uno dei più grandi sistemi di canyon sottomarini della regione del Mar Tirreno. La sua peculiare conformazione canalizza nutrienti attraverso correnti sottomarine e favorisce un’elevata produttività biologica a sostegno di vasti ecosistemi pelagici.

«Quello di Caprera non è semplicemente un canyon sottomarino: è una nursery, un'area di alimentazione e un rifugio per alcune delle specie marine più carismatiche e minacciate del nostro mare. È imperativo agire oggi per preservare questi luoghi essenziali per le generazioni future», così Luca Bittau, ricercatore scientifico, presidente di Seame Sardinia e primo autore della ricerca. Infatti, come il resto del Mediterraneo, anche quest’area presenta una serie di minacce, alcune relative ai cambiamenti climatici e altre di natura antropica. L’indagine condotta da Seame Sardinia, iniziata nel 2011 e pubblicata il 9 luglio dopo un lungo lavoro di osservazione ed elaborazione dei dati, ha anche permesso di esaminare lo stato di conservazione di quei cetacei e, di conseguenza, visto che si tratta di animali bioindicatori, lo stato di salute del mare. Qualsiasi problema che li riguardi, infatti, potrebbe indicare che qualcosa sta cambiando in peggio per tutta la flora e la fauna marina. Tra le minacce principali ci sono l’intenso traffico nautico, la pesca intensiva e l’inquinamento, sia chimico che acustico. «All’inizio dei nostri studi “solo” quattordici anni fa – continua a spiegare Luca Bittau – molte specie non erano a rischio. Ora, invece, delle sette maggiormente osservate, quattro sono classificate come in pericolo di estinzione, come la balenottera comune e il grampo, mentre le altre sono comunque incluse nella Lista rossa della Iucn». A preoccupare particolarmente, poi, sono il rischio di collisione con navi e imbarcazioni, le catture accidentali con gli attrezzi da pesca e il disturbo dato dal rumore sottomarino, soprattutto per specie particolarmente sensibili come lo zifio. Si tratta di elementi che possono addirittura condurre a morte diretta l’animale ed evidenziano dunque l'improrogabile necessità di attivare misure di tutela efficaci. A tutto ciò si aggiungono, appunto, le conseguenze su larga scala dei cambiamenti climatici, che condizionano diversi ambiti come la distribuzione delle prede e gli spostamenti. «Quest’anno poi – conclude Luca Bittau – è stato un anno molto critico. Do un dato puntiforme, per dare un’idea, anche se gli studi si fanno sulle medie. Nel 2011 la temperatura registrata nel Canyon di Caprera era di circa 23 gradi, mentre quest’anno, nello stesso periodo, era poco oltre i 28 gradi».(c.b.)

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