La Nuova Sardegna

Mare Blu
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Corallo, stenelle e delfini nell’oasi della biodiversità

di Rachele Falchi
Corallo, stenelle e delfini nell’oasi della biodiversità

L’area marina protetta di Capo Caccia ecosistema fragile e unico nel Mediterraneo

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Là dove le falesie si tuffano nel blu profondissimo e le grotte raccontano millenni dell’antica terra sarda, nella costa ovest del nord dell’isola si estende l’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana: un mosaico di vita, bellezza e mistero, che abbraccia più di 2.600 ettari di mare e 36 chilometri di costa intatta. Questa area istituita nel 2002, riconosciuta anche come Aspim – Area specialmente protetta d’importanza mediterranea – è un tesoro di biodiversità. Dal 2018, l’Amp è gestita dall’Azienda speciale Parco di Porto Conte, unitamente al Parco regionale di Porto Conte, un’unione strategica che ha permesso di pianificare la tutela del territorio con obiettivi chiari e misurabili, costruiti su base scientifica e ambientale. Una gestione armonica e integrata tra mare e terra, che ha reso possibile la protezione di ecosistemi fragili e unici nel Mediterraneo La zonizzazione dell’Amp regola con attenzione ogni attività umana: dalle due Zone A, dove la natura regna sovrana senza interferenze, alle Zone B a tutela generale fino ale Zone C, dove la fruizione sostenibile è incentivata, permettono immersioni, navigazione, pesca regolamentata e Pescaturismo, nel rispetto rigoroso dell’ambiente.

La penisola di Capo Caccia è il cuore geologico e simbolico dell’area: un massiccio calcareo che cela meraviglie come la Grotta di Nettuno, a cui si aggiunge sul lato est del promontorio, la Grotta Verde, gioiello inestimabile di grande valore speleo-archeologico, finalmente visitabile per la prima volta dallo scorso 10 luglio. Più in profondità, le grotte sommerse di Nereo e dei Cervi rappresentano un laboratorio naturale straordinario per gli studiosi e un’esperienza mistica per i subacquei esperti. I fondali rocciosi sono ricoperti da foreste colorate di gorgonie e colonie di madrepore, mentre le spugne gialle e i parazoanthus (anemone coloniale) creano scenari quasi surreali. Tra questi habitat si nascondono l’aragosta Palinurus elephas, la cernia la cui pesca è vietata, il gamberetto Parapandalus narval e il prezioso Corallium rubrum, il corallo rosso, un singolare animale semi-endemico del Mediterraneo e uno dei simboli del territorio algherese. La baia di Porto Conte, ampia e protetta, è un santuario per la Posidonia oceanica, pianta marina fondamentale per l’ossigenazione del mare e la protezione della costa. Qui trovano casa anche i delfini Tursiops truncatus, che vivono stabilmente nell’area, insieme a tartarughe marine caretta caretta e, più raramente, a balenottere (Balaenoptera physalus) e stenella (Stenella coeruleoalba) in migrazione. Lungo le rocce calcaree della costa emersa, la natura continua a stupire: lo statice delle ninfe (Limonium nymphaeum) e il trifoglione di Moris (Bituminaria morisiana) colorano la roccia, mentre la macchia mediterranea profuma di cisto e lentisco. Le falesie sono popolate da rapaci come il falco pellegrino e da uccelli marini rari come la berta maggiore e l’uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus), specie pelagiche a rischio.

Ma l’Area marina protetta non è solo conservazione: è anche partecipazione, educazione e sostenibilità. Le sue attività, regolamentate da un disciplinare rigoroso, includono la piccola pesca artigianale, la pesca amatoriale per la quale è necessario una autorizzazione stagionale, le escursioni guidate, la ricerca scientifica e i progetti di educazione ambientale promossi dal Ceas Porto Conte. Questa è una delle aree in cui la natura e l’uomo possono convivere perfettamente, a patto che l’uomo scelga di farlo con rispetto.

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