L’isola delle onde: in Sardegna surf, windsurf e kite come alle Hawaii
Non solo in estate, con il vento e le mareggiate ci sono mete di sport acquatici tutto l’anno: Capo Mannu, Porto Ferro, Porto Pollo e tante altre
Dalle parti di Capo Mannu, nella penisola del Sinis, sta nascendo una legacy: Matteo Spanu, atleta professionista da 25 anni, windsurfer pluridecorato, ora istruttore della “Windacademy Sardinia”, e i figli Maddalena, 18 anni, campionessa del mondo di wing foil e Nicolò, 21 anni, sempre tra i più forti al mondo della stessa disciplina. Una famiglia di super campioni capitanata da Matteo che dopo aver girato il mondo, è convinto: «Questo è un luogo perfetto per gli sport acquatici».
A Capo Mannu arrivano da tutti i continenti, spiega, «e abbiamo un potenziale ancora da esplorare. Attorno surf, windsurf, kite e wing foil gira un'economia e un turismo che fanno bene all'isola». Gli appassionati delle onde arrivano soprattutto fuori dalla stagione estiva. «E poi il popolo del mare – spiega Matteo Spanu – è rispettoso dell'ambiente e inclusivo». Lui e molte altre scuole sarde si impegnano per la pulizia delle spiagge da plastiche e rifiuti, per dire. Dopo i boom di windsurf e kite, l’ultimo trend è il wing foil. Si pratica su una tavola rialzata e aggrappati a un'ala gonfiabile. L’effetto visivo è spettacolare. Matteo si coccola i suoi figli e sogna le Olimpiadi.
«La California d’Europa»
«Ho scoperto la passione grazie a mio padre, venivamo in vacanza nel periodo di maggiore diffusione del windsurf, tra gli anni ’80 e ’90. Il mio sogno era venire in Sardegna. È la California d’Europa». Augusto Rosso Chioso, valdostano innamorato dell’isola, non ha dubbi su quale sia il suo posto preferito. A Porto Pollo, tra Palau e Santa Teresa, lui e il socio Alberto Canardi, torinese, hanno aperto una scuola di windsurf e kite e un risto-bar, il “Rupi's”. «Porto Pollo piace tanto perché è una zona sicura, oltre al fatto che prende vento da tutte le direzioni. Le due baie protette ricevono vento di traverso, quindi è facile entrare e uscire dall'acqua, per di più se finisci in mare aperto hai l'arcipelago della Maddalena di fronte». A metà degli anni '80, racconta Augusto, a Baja Sardinia si tennero i campionati del mondo di windsurf, «arrivarono molti hawaiani e tedeschi, e percorrendo la costa nord da Santa Teresa durante i giorni di Maestrale, si accorsero della bellezza di questo posto».
Il mito del surf
Gli “spot” del mare sono tanti. «Noi siamo esposti a ovest e arrivano le mareggiate atlantiche, poi c'è un fondale particolare dove si estendono banchi di sabbia che formano onde molto lunghe e di qualità per chi pratica il surf»: dalla visuale privilegiata della “Bonga surf school”, Marco Pistidda si gode «un luogo selvaggio progettato dalla natura», cioè la spiaggia di Porto Ferro. Tra Alghero e l'Argentiera. Dici surf e pensi all’oceano Pacifico. Invece è anche dietro casa: «Io ho iniziato nel '99, e qui c'era un insediamento di surfisti, ho imparato con loro».
Prima era diverso: «Sì, molto. Per esempio per il meteo c’era giusto il televideo che ti dava un’idea, si partiva tutti assieme in auto» e solo una volta arrivati si capiva se le previsioni erano giuste o se nel mare c’era calma piatta e quindi tutti di nuovo a casa. «Ma era bello così», sorride. La cultura del surf ha creato attorno a sé tutto un immaginario cool, «la prima immagine che ho è la sigla di Beverly Hills, con Dylan che cade dalla tavola: lì ho detto “voglio farlo” e così è stato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA