Dermatite nodulare bovina, la Cooperativa produttori Arborea contesta la gestione dell’emergenza
L’organizzazione solleva forti perplessità riguardo le vaccinazioni e gli abbattimenti
L’Organizzazione Produttori carne Sardegna Cooperativa Produttori, punto di riferimento per la zootecnia sarda con oltre 700 aziende conferitrici dislocate in tutto il territorio regionale, esprime profonda preoccupazione per la gestione sanitaria e politica dell’emergenza legata alla dermatite nodulare bovina, una patologia che sta mettendo in seria difficoltà le aziende dell’isola e il Contratto di filiera carne finanziato con il progetto nazionale denominato “sigillo italiano” PNRR dove è capofila la O.P. Carne Sardegna Cooperativa Produttori con il coinvolgimento di numerosi allevatori/stakeholder.
La cooperativa produttori solleva forti perplessità riguardo: l’imposizione di abbattimenti indiscriminati, la vaccinazione a tappeto dei capi senza valutazione in base all’area o territorio e l’assenza di un dialogo strutturato tra le autorità sanitarie e le realtà produttive del territorio.
L’organizzazione lancia poi una proposta: l’adozione di un sistema di quarantena vigilata all’interno delle aziende zootecniche colpite, che preveda l’isolamento degli animali con sintomi evidenti e il monitoraggio attivo di quelli non sintomatici, evitando interventi estremi che rischiano di compromettere interi allevamenti
«Abbiamo il dovere di proteggere il nostro patrimonio zootecnico, ma anche il diritto di pretendere che le misure sanitarie siano proporzionate, efficaci e rispettose delle aziende», afferma presidente della
O.P. carne Sardegn a cooperativa produttori carne «La quarantena vigilata rappresenta un’alternativa ragionevole agli abbattimenti di massa e alla vaccinazione indiscriminata, che non tiene conto della reale evoluzione della malattia nei singoli territori».Inoltre, la cooperativa chiede che venga attivato un fondo di risarcimento per gli allevatori danneggiati dalla malattia e dalle misure adottate, la sospensione immediata delle misure più invasive, l’avvio di un tavolo tecnico regionale con la partecipazione degli operatori del settore, la revisione delle strategie vaccinali alla luce di criteri epidemiologici e scientifici trasparenti e misure di ristoro economico per i capi colpiti.