La Nuova Sardegna

La polemica

Trattative tra governo e Regione per distribuire i detenuti al 41-bis destinati a Uta

di Francesco Zizi
Trattative tra governo e Regione per distribuire i detenuti al 41-bis destinati a Uta

I 92 boss mafiosi saranno divisi in altre carceri italiane, tra cui Bancali e Badu ’e Carros

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Sassari Un piano ancora in via di definizione, ma le indiscrezioni sono chiare: i 92 detenuti al 41-bis destinati alla Sardegna non resteranno tutti nel carcere di Uta. Il ministero della Giustizia, insieme alla regione Sardegna, stanno lavorando a una rimodulazione degli arrivi, che prevede la distribuzione dei boss mafiosi in altre strutture detentive italiane.

Fonti del ministero e della regione confermano che il confronto è aperto e che la strada della collaborazione istituzionale è stata imboccata per spegnere le polemiche esplose appena trapelata la notizia del trasferimento massiccio de detenuti sottoposti a carcere duro. Il piano iniziale, che prevedeva l’arrivo di 92 detenuti nel carcere di Uta, aveva sollevato proteste di politici locali e deputati, sindacati, cittadini e associazioni, preoccupati per le conseguenze in termini di sicurezza, sovraffollamento e pressione sul sistema carcerario sardo.

Ora, fonti riservate assicurano che la decisione non è più rigida come appariva all’inizio. Non ci sarà un solo istituto a ospitare tutti i detenuti, la Sardegna farà la sua parte, ma il carico sarà distribuito anche altrove. In concreto, una parte dei 92 mafiosi verrà effettivamente portata a Uta, ma altri potrebbero essere destinati anche ai penitenziari di Bancali, a Sassari, e di Badu ’e Carros a Nuoro, dove esistono sezioni adatte a detenuti ad alta pericolosità.

La differenza sostanziale è che non si tratterà più di un trasferimento “in blocco”, ma di un riequilibrio nazionale.

La Sardegna, da sempre considerata una “isola - prigione” per la sua insularità, ha già pagato in passato il prezzo di questo ruolo strategico, ospitando in percentuale significativa boss mafiosi e terroristi. Per questo motivo, sempre secondo le indiscrezioni trapelate, la Regione avrebbe chiesto l’apertura di un confronto più ampio con il Governo, che preveda anche forme di compensazione. Tra tutte, l’aumento dell’organico del personale penitenziario: agenti, funzionari, educatori, psicologi e medici, che attualmente scarseggiano nei penitenziari sardi. Le interlocuzioni tra Ministero e la Regione proseguono in queste ore, mentre al Parlamento il tema è diventato terreno di scontro politico.

Il deputato ed ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha chiesto che il ministro Nordio riferisca in Aula: «L’idea di trasferire in massa 92 mafiosi in Sardegna è molto pericolosa, bisogna capire chi l’ha concepita e con quale visione». Al coro delle proteste si sono uniti esponenti del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e anche alcuni parlamentari del centrodestra sardo, che hanno chiesto «trasparenza e rispetto per il territorio e per l’organico dei penitenziari».

Anche il sindaco di Uta Giacomo Porcu nei giorni scorsi ha dichiarato chiaramente la sua contrarietà, definendola: «Una scelta calata dall’alto senza interlocuzioni con il territorio» e ha ricordato le parole del procuratore generale di Cagliari che aveva definito la Sardegna già “a forte rischio di sviluppo mafioso”. 

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