West Nile, Matteo Bassetti: «La zanzara è un killer, va fermata con la prevenzione»
Il virologo spiega i comportamenti da adottare per evitare il contagio, denuncia l’assenza di linee guida nazionali e i ritardi nelle disinfestazioni
Sassari «La zanzara oggi è un killer. Non è solo un fastidio, ma un nemico. E quindi, per virus come la West Nile, servono soprattutto prevenzione, informazione e consapevolezza da parte di tutti». Matteo Bassetti, infettivologo e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie Infettive all’Università di Genova, non è sorpreso del caso scoperto a Oristano qualche giorno fa. «Conosco bene il clima della Sardegna, ci sono stato anche pochi giorni fa e, vista la quantità di zanzare, la diffusione del virus nell’isola era facilmente prevedibile».
Che cos’è il virus West Nile e come si trasmette?
«Il virus West Nile è stato isolato per la prima volta in Uganda, nel Nilo occidentale, e da lì prende il nome. È trasmesso esclusivamente dalla puntura di zanzare del genere Culex, in particolare la Culex pipiens, che è diversa dalla zanzara tigre. Colpisce l’uomo ma anche gli animali, come cavalli, cani, gatti, uccelli. In casi rari può essere trasmesso anche con trasfusioni di sangue, trapianti d’organo e durante la gravidanza da madre a figlio. Ma la trasmissione principale resta quella da zanzara».
Quali sono i sintomi?
«Nella maggior parte dei casi è una malattia asintomatica. In una percentuale tra il 60 e il 70% si manifesta con febbre e una sindrome simil-influenzale. In circa un caso su 150 possono presentarsi forme gravi, definite neuroinvasive, che colpiscono il sistema nervoso. Possono comparire febbre alta, mal di testa, rigidità nucale, disorientamento, tremori, convulsioni, fino alla paralisi o alla meningoencefalite». Dobbiamo aspettarci altri casi in Sardegna?
«Sì. Quando c’è un caso conclamato, significa che con molta probabilità esiste un gruppo di zanzare infette nella zona. Questo comporta un rischio di diffusione anche ad altri soggetti. Serve attenzione. I medici devono avere un livello di vigilanza molto alto e saper riconoscere i casi, soprattutto in estate e in pazienti con febbre».
Quali misure si devono adottare?
«Bisogna fare prevenzione. Da una parte i Comuni devono intervenire con la disinfestazione delle zanzare nelle aree dove sono stati rilevati dei casi. Fino ad oggi non si è fatto abbastanza. Soprattutto non sono state date linee guida precise, a livello comunale e anche tra i medici, su cosa fare. Siamo arrivati in questa situazione alla fine di luglio, che non è il periodo migliore per fare la prevenzione».
E per i cittadini?
«Evitare di farsi pungere. Bisogna usare zanzariere, repellenti cutanei, fornelletti, citronella. È utile indossare abiti chiari, coprire polsi e caviglie, soprattutto nelle ore più a rischio come alba e tramonto. È un vettore di malattie molto pericolose come la Chikungunya, la Dengue, lo Zika, l’Usutu».
Perché non si riesce a trovare un vaccino per l’uomo?
«Non è un problema di difficoltà nella ricerca. Finché una malattia interessa solo l’Africa riceve meno attenzione. Ora che riguarda anche Stati Uniti, Italia, Francia, Spagna, è probabile che la ricerca acceleri. Ma al momento non è previsto nulla a breve termine. L’unico modo per proteggersi è la prevenzione».
Dobbiamo preoccuparci per l’attuale diffusione?
«Al momento ci sono una trentina di casi in Italia, contro i circa 400 dello scorso anno. Anche se il numero dovesse aumentare, sono comunque meno di quelli registrati nel 2024. La novità è che il virus si è spostato dalle regioni del nord – Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia – verso il centro, il sud e ora anche le isole. È una malattia che ormai è presente nel nostro Paese, per cui bisogna prenderne atto e comportarsi tutti di conseguenza: dalle istituzioni, ai cittadini e a i medici».