La Nuova Sardegna

L’intervista

Allarme botulino: «Veleno invisibile nel piatto, rende letale il cibo»

di Andrea Massidda
Allarme botulino: «Veleno invisibile nel piatto, rende letale il cibo»

Parla Salvatore Rubino, docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina a Sassari

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Cagliari Difficile da individuare, rapidissimo negli effetti: l’intossicazione da botulino è una delle emergenze sanitarie più insidiose. Al punto che un pasto consumato in allegria può trasformarsi in poche ore in un incubo. Più o meno quanto è accaduto dopo la Fiesta latina di Monserrato, alle porte di Cagliari, dove sei persone – tra cui due minorenni – sono state ricoverate in condizioni ritenute gravi. Un episodio che ha riportato l’attenzione pubblica su un rischio tanto raro quanto letale: il botulismo alimentare. Ma che cos’è esattamente il botulismo? E come può un semplice alimento provocare una reazione tanto violenta nell’organismo? Meglio rivolgersi a un esperto come Salvatore Rubino, docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina dell’Università di Sassari. «Il botulino – spiega – è il nome comune della tossina botulinica, uno dei veleni più potenti esistenti in natura. Viene prodotto da un batterio che può trovarsi in alimenti preparati e conservati in modo scorretto. Le condizioni favorevoli per la proliferazione di questo batterio sono precise: mancanza di ossigeno, umidità e temperature adeguate. In queste situazioni, la tossina si sviluppa soprattutto in conserve casalinghe, salse, insaccati o cibi sottolio non sterilizzati correttamente, ossia non portati ad almeno 121 gradi».

Il pericolo maggiore del botulino, sembra di capire, è la sua invisibilità: non altera sapore, odore o aspetto del cibo. «In effetti – continua Rubino – non ci sono segnali evidenti che possano allertare chi mangia. E una volta ingerita, la tossina entra rapidamente in circolo, attraversa l’intestino, raggiunge il sistema nervoso e inizia a interferire con la comunicazione tra nervi e muscoli. Lo fa bloccando il rilascio di una sostanza chimica essenziale, l’acetilcolina, talvolta provocando una paralisi muscolare progressiva». E i sintomi? «In genere – avverte il microbiologo – compaiono entro 12-72 ore dopo il pasto contaminato, ma il tempo di incubazione può variare a seconda della quantità di tossina ingerita. Spesso iniziano in modo sfumato, con la vista offuscata, una difficoltà a deglutire o a parlare, secchezza delle fauci, nausea e senso complessivo di malessere. Ma nel giro di poco tempo la debolezza muscolare si estende: può colpire il volto, gli arti, fino a interessare i muscoli della respirazione. È in quel momento che il botulismo diventa un’emergenza assoluta, e l’intervento tempestivo può fare la differenza tra la vita e la morte». Il trattamento esiste, ma richiede interventi immediati. Deve essere somministrato un siero antibotulinico in grado di neutralizzare la tossina ancora in circolo nel sangue. Tuttavia nei casi più gravi è necessario il ricovero in terapia intensiva con assistenza respiratoria. La guarigione può richiedere settimane o mesi. Ma come difendersi, allora? «Serve attenzione e rispetto delle norme igieniche nella preparazione e dei cibi. È fondamentale refrigerare correttamente salse e alimenti freschi, come il guacamole, evitare conserve casalinghe non sterilizzate, diffidare di barattoli gonfi. In caso di dubbio, la regola è una sola: meglio buttare che rischiare».

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