L’isola di Culuccia: santuario naturale sospeso nel tempo
Trecento ettari accanto alla Costa Smeralda trasformati in un laboratorio della biodiversità: acquistata nel 2017 da una coppia di imprenditori con l’obiettivo di preservarla
Culuccia, conosciuta da secoli come l’isola delle vacche, è un luogo che non si visita soltanto: si respira. Situata tra Porto Pozzo e l’arcipelago della Maddalena, è un luogo che ti entra sottopelle, un santuario di natura e memoria dove ogni creatura, ogni albero, ha un valore inestimabile.
Per oltre settant’anni qui ha vissuto Angelo Sanna, per tutti Ziu Agnuleddu, l’ultimo custode dell’isola. Un uomo schivo, un eremita che ha fatto della salvaguardia di Culuccia una missione. Negli Anni 60, epoca del boom della Gallura e della Costa Smeralda, rifiutò ogni proposta di speculazione edilizia, anche da nomi altisonanti, pur di preservare intatta l’isola, difendendola con amore e con fermezza. Poi, dopo la sua morte, il silenzio: per trentacinque anni Culuccia è rimasta semi abbandonata, mentre la macchia mediterranea riconquistava gli spazi, cancellando addirittura le strade interne. Finché, nel 2017, Marco e Stella Boglione hanno deciso di raccogliere questa eredità. Boglione applica all’isola il suo tratto distintivo: vedere valore dove altri non lo vedono e investirci pazientemente. Culuccia è curata come un’opera d’arte della natura, un'arca di biodiversità più da studiare che da consumare.
Torinese, classe 1956, Marco Boglione è un imprenditore visionario, intelligente e dall’immaginazione fulgida che – come pochi – sa rendere reale un’intuizione. Fondatore e presidente di BasicNet, gruppo internazionale proprietario di brand iconici come Kappa, Superga, K-Way, da sempre appassionato di innovazione e cultura, applica a Culuccia il suo tratto distintivo: vedere valore dove altri non vedono e investire pazientemente. Supportato dall’amico gallurese Luciano Mollino in quella che sembrava essere per tutti un’impresa folle, Boglione ha dato vita ad un qualcosa che più che un progetto lui definisce «sindrome di Stendhal al rallentatore». Con la moglie Stella ha fondato Biru Srl Agricola, l’azienda che si prende cura dei 300 ettari dell’isola, trasformando Culuccia in un laboratorio di biodiversità, sostenibilità e bellezza autentica. Per Boglione, l’isola non è solo un investimento, ma un atto d’amore.
Oggi è una grande famiglia: ci sono le vacche autoctone, che vivono libere insieme a tori e asini, come la mascotte Bastianino; ci sono le api, che tra ginepri, corbezzoli e mirti producono un miele prezioso, “il miele di Culuccia”; ci sono gli uccelli migratori che qui trovano riposo e persino il raro gatto maccione. Un’operazione, quella fatta dalla famiglia Boglione, che è espressione massima di Natural Equity, un investimento in equità naturale, ovvero il patrimonio che la natura mette a disposizione dell’umanità in modo gratuito e continuo.
«Coluccia non è nostra — ama dire Marco Boglione — siamo noi ad appartenere a lei». Da questa convinzione è nato l’Osservatorio Naturalistico diretto dalla biologa Sabrina Rossi, che studia e protegge il patrimonio florofaunistico dell’isola, in collaborazione con prestigiose università italiane. È attraverso l’Osservatorio che Culuccia apre le sue porte a pochi visitatori selezionati, accompagnati in percorsi guidati che insegnano a osservare in punta di piedi, senza disturbare gli animali che sono i veri residenti. Nessun animale qui viene cacciato: la libertà è la regola, non l’eccezione. Nei trecento ettari dell’isola, due vigne storiche, orti e la peschiera di ostriche, attiva già dal 1932, raccontano una tradizione che si rinnova senza forzature. Dalle bacche del mirto si produce un liquore intenso, dai ginepri secolari un gin unico; il miele e il vino portano con sé il sapore della terra e del mare di Culuccia.