“Voci dal confine”, viaggio nella memoria dei soldati della Brigata Sassari
Lo spettacolo di e con Luca Pala nasce da una fotografia con la scritta “Ricordi di Trieste”. Una pagina di storia dimenticata
Trieste «Mio nonno Giovanni Pala non parlò mai dei suoi anni in guerra, né con me, né con mio padre e né con le mie zie. Sapevamo solo che aveva trascorso anni nei confini orientali italiani e in Jugoslavia e l’unico legame rimasto con quel passato era una fotografia con la scritta “Ricordi di Trieste”». È questa la scintilla che ha spinto Luca Pala a mettere su lo spettacolo “Voci dal confine. Sardi nel 1941”. La storia dimenticata della Brigata Sassari in Jugoslavia dal 1941 al 1943, un viaggio nella memoria che prende le mosse dai ricordi familiari. «Ogni volta che andavo a trovare i miei nonni, a Tonara, quella foto si ergeva come un mistero, un soprammobile che nascondeva storie inespresse» spiega Pala, attore nuorese di casa a Milano da oltre un decennio. Protagonista di un minitour appena chiuso che nei giorni scorsi ha fatto a Tiana e a Nuchis (evento privato), oltre che nel capoluogo barbaricino, nel giardino dello Spazio Ilisso (sono di marzo scorso, invece, due repliche al Liceo scientifico di Nuoro per le classi quarte e le quinte).
«Tutto cambiò durante una vacanza a Trieste con mio fratello Gianluigi – racconta Luca Pala –. Mentre passeggiavamo, un manifesto catturò la mia attenzione: la stessa calligrafia di “Ricordi di Trieste”. In un istante, quello che fino a quel momento era stata solo curiosità, si trasformò in impulso irrefrenabile». È a quel punto che nella testa dell’attore hanno iniziato a risuonare alcune domande insistenti: «Cosa aveva vissuto mio nonno? Cosa erano stati quegli anni per lui e per gli altri soldati sardi in quei territori così lontani dalla loro isola?».
«Purtroppo, non avrei mai potuto avere risposta da lui, mio nonno era morto da ormai più di vent’anni» ricostruisce Luca Pala, Classe 1984, superiori al liceo scientifico “Fermi” di via Veneto a Nuoro, laurea in Economia all’università di Perugia. «Così, intrapresi un viaggio che si rivelò ben più complesso di quanto avessi immaginato – racconta –. Come lui, infatti, esattamente come mio nonno, anche tanti altri protagonisti affidarono alla rimozione di quegli anni e al silenzio il resto della loro vita. Mi immersi in documenti d’archivio, libri e le poche testimonianze degli altri soldati scoprendo così di cappellani militari costretti a dare estreme unzioni durante le fucilazioni, di soldati che disertarono dal regio esercito per unirsi ai partigiani titini. Queste storie si aprirono davanti a me come pagine di un libro dimenticato. Sentii di dare voce a questi traumi, raccontare storie che meritavano di essere conosciute e ricordate. In questo viaggio non solo scoprii il passato, ma anche il grande potere della memoria».
Ecco come sono riemerse le “Voci dal confine” (di e con Luca Pala, regia di Luca Pala e Gabriele Genovese). Le voci dei soldati della Brigata Sassari che il 6 aprile del 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, entrarono nei Balcani, in Jugoslavia e vi rimasero per due lunghi anni. Quei giovani sardi si accorsero ben presto di essere degli occupanti in quelle terre così lontane dalla loro isola e si trovarono ad affrontare qualcosa di più disumanizzante della guerra: la guerriglia. Combattimenti senza regole e strategie contro un nemico invisibile che colpisce senza preavviso. Senza le “regole” convenzionali della guerra, si sentiranno lasciati soli e si troveranno in preda alla paura e all’incertezza. Attraverso le loro esperienze traumatiche e conflitti interiori, i tre protagonisti dello spettacolo si abbandonano al racconto sulle atrocità del conflitto e alla loro perdita dell’innocenza, affinché tutte le vite spezzate e i ricordi sepolti non vengano mai più dimenticati. Un invito agli spettatori a riflettere sulla complessità della guerra e sulle sue conseguenze, sia per i soldati sia per le popolazioni civili. Una narrazione che non è solo una cronaca di eventi storici, ma anche un viaggio nella memoria che recupera una pagina dimenticata, spesso trascurata dai libri di storia e rimossa dalla coscienza degli stessi protagonisti. Tra di loro, anche Giovanni Pala, nonno di Luca Pala.