Processo a Grillo jr e ai tre amici: sei anni tra accuse, lacrime e impatto mediatico
La presunta vittima della violenza sessuale denunciò gli abusi al rientro da Porto Cervo. I quattro imputati si sono sempre difesi sostenendo che si trattava di rapporti consenzienti
Tempio Il processo dal forte impatto mediatico che ha acceso i riflettori della stampa nazionale sul palazzo di giustizia gallurese, si avvia a conclusione a sei anni dai fatti e a tre dall’apertura del dibattimento, celebrato rigorosamente a porte chiuse. La stampa ha potuto assistere alle udienze solo ultimamente, in occasione delle discussioni delle parti.
Nell’estate del 2019 Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi erano stati accusati di stupro da una studentessa italo-norvegese che ai carabinieri di Milano, al rientro dalle vacanze in Costa Smeralda, aveva denunciato di essere stata violentata nella casa di Beppe Grillo, a Porto Cervo, dov’era andata insieme a un’amica dopo una nottata trascorsa insieme a loro al Billionaire. Nottata durante la quale tutti avevano bevuto in abbondanza e che era proseguita nella casa di Grillo dove le amiche erano state invitate per una spaghettata e dove sarebbe avvenuti i ripetuti abusi sessuali. Secondo i magistrati della procura gallurese, i quattro giovani l’avrebbero costretta subire e a compiere atti sessuali abusando delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica dovuta all’assunzione di alcol. La ragazza sarebbe stata violentata prima da Francesco Corsiglia, e successivamente, quando ormai si era fatto giorno ed erano le 9 del mattino, dagli altri tre, Lauria, Capitta e Grillo, che l’avrebbero forzata a bere vodka afferrandola per i capelli e abusando ripetutamente di lei.
Nessun abuso sessuale, quei rapporti erano consenzienti, è quanto hanno sempre sostenuto i ragazzi, respingendo le accuse. Nel corso del processo, due di loro si sono presentati in aula per rilasciare spontanee dichiarazioni. Lo ha fatto per primo Francesco Corsiglia che, successivamente, si è sottoposto anche all’esame dell’accusa, e, poi, Ciro Grillo, poco prima che cominciasse la requisitoria del procuratore Gregorio Capasso. «Nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa. Ho studiato giurisprudenza proprio per questo processo e sono praticante avvocato. Credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci», aveva detto il figlio del fondatore del M5S, difeso dagli avvocati Enrico Grillo e Andrea Vernazza.
In aula, ad assistere all’udienza, c’erano anche Capitta, difeso dagli avvocati Mariano Mameli ed Ernesto Monteverde, e Lauria, assistito dall’avvocato Alessandro Vaccaro, ma non Corsiglia che aveva già reso spontanee dichiarazioni mesi prima. «Con la ragazza ho avuto un rapporto sessuale, non c’è stato nessun abuso. Sull’accusa di violenza sessuale di gruppo non so dire: io non c’ero, dormivo», aveva detto l’imputato, difeso dagli avvocati Antonella Cuccureddu e Gennaro Velle.
Nel corso del dibattimento davanti al collegio – che si è aperto nel giugno 2022 – sono stati sentiti numerosi testimoni, tra i quali anche la madre di Ciro Grillo e moglie di Beppe Grillo, Parvin Tadjik, e il fratellastro, Matteo Scarnecchia (figlio che Parvin Tadjk, ha avuto dal primo matrimonio), il quale quell’estate lavorava al Billionaire ed era stato lui a prenotare il privè dove i ragazzi avevano trascorso la serata. Così come sono stati sentiti i genitori della ragazza che denunciò i quattro amici genovesi, l’amica che quella notte era con lei nella villa, costituita pure lei parte civile nel processo, e diversi consulenti nominati dalle parti.
È stato proiettato in aula anche un brevissimo video che ritrae la presunta violenza sessuale di gruppo. Era avvenuto in una delle udienze in cui la ragazza, ora 23enne, era stata esaminata in aula. Lei aveva chiesto di non assistere alla proiezione, ed era uscita.
