L’incendio ai pannelli di Viddalba: «Un danno gravissimo per tutta la comunità»
Il direttore di una delle aziende colpite dal rogo: «Nessuna speculazione, è un’opportunità per il territorio»
Inviato a Viddalba Solo un progetto nato dal basso, pensato e costruito per restare qui, in Sardegna, e portare benefici diretti a chi vive e lavora a Viddalba e nei paesi limitrofi. Nessuna speculazione, nessuno strano gioco finanziario di scatole vuote e nessuna grande multinazionale spagnola o cinese pronta a colonizzare il territorio sardo: la comunità energetica Valle del Coghinas era, ed è, un investimento per tutta la zona. A raccontarlo è Mario Carbini, responsabile tecnico della società L’Avru, una delle tre imprese installatrici dei 5mila pannelli fotovoltaici incendiati nella notte tra l’8 e il 9 settembre in località “Li Patimi” a Viddalba, e che ha provocato un danno di oltre 800mila euro.
Carbini parla con amarezza, ma anche con una determinazione che non lascia spazio ai dubbi: «Non ci arrendiamo e andiamo avanti, non dobbiamo bloccarci. Sicuramente staremo più attenti e ci proteggeremo con la sorveglianza. Questo progetto non è a favore di pochi, ma un’occasione per tutti». Il cuore dell’iniziativa sta nel modello no profit delle comunità energetiche: gruppi di cittadini, enti pubblici e imprese che scelgono di investire per condividere la produzione e il consumo di energia da fonti rinnovabili. «La prima a guadagnare dai pannelli fotovoltaici è lo stesso paese di Viddalba – spiega Carbini –. Chi partecipa viene incentivato, dal piccolo consumatore alle imprese locali. Non è solo un risparmio in bolletta: è la possibilità di creare un’economia nuova, più giusta, che redistribuisce i vantaggi». Una quota degli introiti infatti (almeno fino al 55 per cento), deve essere, per legge, destinata a progetti di pubblica utilità: scuole, servizi sociali, interventi per la collettività. «Non si tratta solo di produrre energia, ma di investire nel benessere di intere comunità». Il progetto in corso della comunità energetica della Valle del Coghinas, finanziata con i fondi Pnrr, riguarda undici comuni della zona: Viddalba, Aggius, Badesi, Bortigiadas, Bulzi, Laerru, Perfugas, Santa Maria Coghinas, Sedini, Trinità d’Augultu e Vignola, e Valledoria.
E trasformerà un’area industriale dismessa (ex cava) in un centro di produzione di energia pulita. «Era un posto dove non c’era nulla e senza alcun vincolo – sottolinea Carbini –. Quello che è stato bruciato era un deposito, avremmo iniziato l’installazione nel giro di un mese. Sarebbe stato anche il momento per organizzare degli incontri con la popolazione di Viddalba e degli altri paesi e spiegare, con i fatti e con dati verificati, i vantaggi per chi aderisce a una comunità energetica». L’attentato dei due uomini incappucciati, che nella notte tra lunedì e martedì hanno incendiato i 5mila pannelli fotovoltaici e danneggiato un muletto della stessa L’Avru, ha riacceso i riflettori sul dibattito sulle rinnovabili. Anche se, precisa Carbini, in questo caso non si tratta di essere d’accordo o meno: «Chi mette fuoco è un delinquente. Non c’è altra definizione. Perché non colpisce solo una micro impresa come la nostra dove ci sono persone che semplicemente lavorano e vogliono investire nella propria comunità e nel proprio territorio, ma la speranza di un futuro diverso, di un’energia pulita, di un progetto che nasce anche per il bene dei nostri figli» conclude Mario Carbini.