Stop ai furbetti della rottamazione: il Fisco entra nei conti correnti
Non basterà più pagare la prima rata e scomparire. In Sardegna ogni abitante ha in media 14mila euro di debiti arretrati con lo Stato
Sassari Non basterà più pagare una rata e scomparire. L’Italia ha deciso di chiudere con l’epoca delle mezze rottamazioni, quelle che suonavano come un’illusione: un acconto, un po’ di respiro, e poi di nuovo silenzio. A dirlo è la Commissione Benedetti, relazione consegnata al Ministero dell’Economia. Il tono è netto: serve un Fisco più rapido, più chirurgico, meno disposto a farsi prendere in giro.
Il magazzino che non si chiude
Dentro l’armadio delle cartelle ci sono 1.272,9 miliardi di euro. Una cifra che non entra nella testa di nessuno, un numero dal peso monstre. Di questi, almeno 338 miliardi sono già persi. Polvere di fallimenti, decessi, vite che non ci sono più. Inseguire quei crediti è un po’ come correre dietro a fantasmi. Uno spreco di risorse. Meglio lasciarli andare, e tenersi stretti quelli che ancora si possono riscuotere. Nel dettaglio quei 338 miliardi sono riferiti a persone fisiche decedute per 35,69 miliardi; società cancellate per 66,73 miliardi; soggetti in procedure concorsuali chiuse pari a 65,22 miliardi; crediti prescritti per 70,39 miliardi.
A questi si aggiungono 70,44 miliardi di crediti formalmente “vivi”, ma che non hanno nessuna prospettiva di essere riscossi. La rinuncia maggiore ricadrebbe sull’Erario, ma a subire perdite di peso ci sarebbero anche Comuni, Inps e altri enti.
Sardegna virtuosa al centro Sud
L’Italia dei debiti è un mosaico. Nel Lazio ogni cittadino ha quasi 40mila euro di arretrati col Fisco. In Trentino-Alto Adige si scende a 7mila. La Campania sta a 27mila, la Lombardia a 26mila. La Sardegna è poco sopra i 14mila euro per abitante. Una cifra che, nel panorama del Centro-Sud, la fa sembrare quasi virtuosa: meglio della Sicilia, che sfiora i 18mila, e a un soffio dalla Basilicata, la più puntuale con 13mila.
Le nuove armi del Fisco
La proposta su cui il Governo è chiamato a ragionare non è fatto di parole astratte, ma di strumenti concreti: entrare nei conti correnti non per sapere che esistono, ma quanto c’è dentro; incrociare le fatture elettroniche e bloccare i soldi prima che arrivino a destinazione; rendere i pignoramenti verso terzi la regola, non l’eccezione; alleggerire il sistema buttando giù, anno per anno, le cartelle irrecuperabili; rinforzare gli uffici, le tecnologie, i collegamenti tra banche dati. Un Fisco che non rincorre più, ma intercetta.
Basta furberie Le rottamazioni hanno regalato tempo, ma spesso solo quello. Con la Rottamazione Quater c’era tempo fino al 31 luglio per rientrare. Ora il messaggio potrebbe cambiare: la prima rata è la linea del destino. Paghi e resti dentro, salti un versamento e sei fuori. Tornano sanzioni, interessi, pignoramenti.
Privacy e politica, il confine sottile
Il nodo più delicato resta l’accesso ai saldi dei conti. Qui si cammina sul filo: da una parte l’efficacia, dall’altra la tutela della privacy. Serviranno regole ferree, controlli, sanzioni. Anche la politica traballa: c’è chi sogna nuove rottamazioni morbide e dubita che il naso del Fisco possa entrare nei conti correnti senza incorrere in una violazione della privacy. I tecnici però sono stati chiari: ogni condono senza riscossione efficace è solo un invito ad aspettare il successivo.