Alessio Chessa, vigile del fuoco morto a 51 anni: lo straziante addio dei colleghi e degli amici – VIDEO
Le esequie celebrate al Monte Rosello, la bara arrivata a bordo dell’autoscala
Sassari Quando la bara di Alessio Chessa, caposquadra dei vigili del fuoco di Sassari, morto a 51 anni dopo una dura battaglia contro la malattia, arriva a bordo dell’autoscala dei vigili del fuoco, davanti alla chiesa del Cuore Immacolato - a Monte Rosello - il silenzio avvolge centinaia di persone incredule.
Per salutarlo - sotto un sole ancora estivo - c’è tutto il quartiere, quello dove Alessio è cresciuto. Ma anche tantissima gente, arrivata da ogni angolo della città e dai paesi della provincia. Il grosso mezzo dei vigili del fuoco, scortato dai motociclisti della polizia locale, guida il corteo, seguito da decine di amici centauri del “Moto Club vigili del fuoco”, che vogliono accompagnare l’ultimo viaggio del caposquadra.
Tra i presenti, oltre a decine di colleghi in lacrime, anche il comandante provinciale, Antonio Giordano, a testimoniare il dolore e l’affetto dell’intero corpo. La famiglia che Alessio aveva scelto dal 1993, quando - da ausiliario - aveva indossato per la prima volta la divisa. La bara, posizionata sull’autoscala, viene accolta con commozione e sgomento, poi gli amici più cari l’accompagnano davanti all’altare.
Struggente l’ultima discesa dal mezzo che per Alessio rappresentava la sua missione e la sua vita, circondato da quegli uomini in divisa – abituati al pericolo – che ora piangono come bambini e che davanti alla chiesa gli riservano il picchetto d’onore. Uomini che con lui hanno condiviso rischi, fatiche e vittorie quotidiane.
Eroi abituati a domare le fiamme e ad affrontare il pericolo e che ora si stringono l’un l’altro per farsi forza. Ma il commosso addio non si è fermato al funerale. In mattinata gli allievi vigili del fuoco della Sezione 6 B “Polo Sardegna” gli hanno voluto rendere un omaggio speciale: riuniti in cerchio, hanno intonato “No potho reposare”, trasformando il canto in una carezza collettiva, un segno di gratitudine e di amore per un punto di riferimento per tanti giovani del comando provinciale di Sassari e un compagno leale per chi lo ha conosciuto sui campi di calcio.
L’uscita della bara dalla chiesa toglie il fiato anche a chi è riuscito fino a questo momento a trattenere l’emozione. I lunghi e commossi applausi e l’incessante suono della sirena, fanno da sottofondo all’ultimo abbraccio ad Alessio di sua moglie e delle sue due figlie. Una di loro indossa il casco rosso da caposquadra del padre. Un papà eroe, andato via troppo presto.