La Nuova Sardegna

La storia

Una cucina comunitaria per gli sfollati di Gaza: «Costruita grazie alle donazioni dalla Sardegna»

di Paolo Ardovino
Una cucina comunitaria per gli sfollati di Gaza: «Costruita grazie alle donazioni dalla Sardegna»

L’associazione di Sassari “Ponti non muri” al fianco di “Palihope”: «Cibo di qualità e acqua per migliaia di persone ogni giorno»

2 MINUTI DI LETTURA





Sassari A Gaza, nei luoghi distrutti del conflitto, è nato in questi giorni un rifugio che offre cibo «di alta qualità», non dozzinale, e acqua desalinizzata. È una cucina comunitaria, realizzata da Palihope, realtà che fa da ponte dall'Italia alla Palestina. E la saracinesca è stata alzata anche grazie a “Ponti non muri”, associazione sarda, con sede a Sassari, che da vent'anni tondi tondi si occupa di cultura e sociale a sostegno del popolo palestinese.

Qualche notte fa, quando è cominciata l'operazione via terra di Israele per occupare Gaza city, i cellulari hanno cominciato a squillare. Compreso quello di Lavinia Rosa, rappresentante dell'associazione “Ponti non muri”. Lavinia e i volontari ieri, mercoledì 17 settembre, erano tra i promotori della grande manifestazione che si è tenuta in piazza d'Italia a Sassari. Centinaia di bandiere della Palestina, decine di cartelloni, discorsi e slogan per la pace.

Da tempo attraverso raccolte fondi di tutti i tipi, l'associazione sassarese sta riuscendo a inviare nei luoghi colpiti dal conflitto, aiuti per acquistare cibo e beni di prima necessità. «Abbiamo degli oggetti in legno, kefie dalla Palestina, spille, e abbiamo acquistato la GazaCola. Tutto il ricavato va a Palihope, un'associazione che grazie ai fondi è riuscita a organizzare una cucina comunitaria per la distribuzione di pasti e autobotti di acqua desalinizzata e potabilizzata», spiega Lavinia Rosa.

Da Palihope risponde Bashir Ghazal, lui è italo-palestinese, e dall'ormai purtroppo celebre 7 ottobre 2023, cioè dall'attacco di Hamas contro Israele e dalla conseguente rappresaglia ordinata da Netanyahu, ha fondato l’associazione che in due anni ha costruito pozzi, campi per rifugiati, un magazzino di generi alimentari - «bombardato dall'esercito israeliano», spiega Bashir. Adesso, anche una cucina comunitaria: «Grazie anche alla donazione arrivata da “Ponti ma non muri”. Ieri sono venute a mangiare oltre 2mila persone, oggi più di 4mila e 500 - dice lui -. Tutta gente di Gaza che può trovare cibo di ottima qualità, non scarso, e un riparo. Io mi trovo in Italia, a Firenze, ma sono in contatto con persone che mi aggiornano. La notte i bombardamenti non smettono, e sembra giorno, talmente il cielo viene illuminato dalle esplosioni».

Primo piano
Le reazioni

Rally mondiale dalla Sardegna a Roma, la rabbia del sindaco Nizzi: «Vergogna, mi sarei aspettato serietà»

Le nostre iniziative