Il Rally resta in Sardegna anche nel 2026: sembra sfumare (per ora) l’ipotesi Roma
A sei mesi dalla gara, nella capitale che si candida per le future edizioni, manca tutto a partire dai percorsi
Sassari Non solo telefonate, le «interlocuzioni» avvengono di continuo, così è stato pure nel fine settimana, anche via chat tra esponenti della Regione e del ministero dello sport. L’operazione Rally-ancora-in-Sardegna conta su una certezza in più, che si è fatta largo nelle ultime ore: la tappa italiana del mondiale Wrc rimarrà ancora nell’isola almeno per l’edizione 2026. Non è un premio di consolazione, semmai una scelta strategica: spostare tutto il caravanserraglio a Roma a otto mesi dalla tappa sarebbe controproducente per Aci Sport e Wrc promoter e lo sguardo della Fia, la federazione internazionale dell’automobile, è severo.
Nella capitale le idee ci sono ma in senso pratico manca tutto, a partire dai percorsi. E non si può improvvisare perché a giugno 2026 in Italia Ogier, Tanak, Rovanpera e Neuville si staranno dando battaglia per il titolo mondiale. La figuraccia non si può fare, ed è per questo che sembra sicura un’altra edizione del “Rally Italia Sardegna” – poi certo, il “Trap” insegnava che non va detto gatto prima di averlo nel sacco. Nell’isola c’è tutto, dal 2004. I tracciati tra sterrato e asfalto, a detta dei piloti migliori del mondo, sono tra i più difficili ed entusiasmanti. Per la regola dell’alternanza tra Olbia e Alghero, nel 2026 paddock, parco assistenza, direzione gara e sala stampa saranno nella Riviera del Corallo.
Il piano L’obiettivo però è un altro, portare a casa non solo un’altra edizione ma l’intero pacchetto del mondiale rally, ed è per questo che senza troppe formalità il dialogo è diretto tra Alessandra Todde e Giuseppe Meloni, governatrice e vice con delega al Bilancio – tradotto: la cassa – con il ministro dello Sport Andrea Abodi. I presupposti ci sono tutti e il piano è convincere l’Aci che la strada della continuità è l’unica percorribile. Il ponte levatoio alzato dalla Regione, per evitare di vedere andar via il Wrc oltretirreno, ha ostacolato le trattative che altrove erano già avviate per far nascere un Rally Italia-Roma Capitale. Mese dopo mese, si è arrivati ad avere meno di un anno di anticipo sulla prossima edizione e in questi termini è arduo ipotizzare un mondiale ex novo. Todde, Meloni e soci puntano a strappare un accordo anche per i prossimi anni, e usare quindi i mesi invernali per cominciare già a intavolare la pianificazione futura.
«Se è una questione di costi di trasporti e di budget ce lo dicano, siano chiari, noi siamo disponibili ad aumentare le risorse», commentano sottovoce a Cagliari. Ora come ora la Sardegna tra fondi regionali e dei due Comuni ospitanti mette sul piatto 4 milioni di euro per organizzare un’edizione. L’offerta dal Lazio arriva a tre.
Motori infiammati Nella capitale esiste in parallelo l’operazione Rally-nuovo-di-zecca-sotto-al-Colosseo, l’artefice è Max Rendina, ex campionissimo dei bolidi a quattro ruote, patron del Rally di Roma, ora fiore all’occhiello degli eventi motoristici del Lazio. La vicinanza per niente nascosta con Arianna Meloni, sorella della premier Giorgia e a capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia, crea anche qualche imbarazzo tra i deputati sardi con la fiamma tricolore. Politicamente, lo “scippo romano” del rally è già stato tratteggiato come un braccio di ferro Todde-Meloni. Così come, è un dato di fatto, sullo scranno del presidente di Aci sport ora siede Geronimo La Russa, figlio del presidente del Senato.