La Nuova Sardegna

Speciale inclusione

Paolo Bandiera: «Includere non è un dovere ma un diritto»

di Stefania Andreotti
Paolo Bandiera: «Includere non è un dovere ma un diritto»

Il coordinatore del gruppo “Progetto di vita”: «L’obiettivo è superare barriere fisiche, sensoriali e comunicative»

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Rendere concreti i diritti delle persone con disabilità: è questa la missione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri che dal 2009, anno della ratifica italiana della Convenzione Onu, lavora anche per trasformare principi e dichiarazioni in azioni concrete. Ma ciò che rende davvero unico questo organismo è il suo metodo di lavoro: attorno allo stesso tavolo siedono ministeri e Regioni, istituzioni e società civile, ma soprattutto le associazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Un confronto diretto dove chi vive quotidianamente la disabilità può contribuire attivamente ai processi di cambiamento di cui la nostra società ha davvero tanto bisogno. Ne abbiamo parlato, oltre che con Serafino Corti, coordinatore tecnico-scientifico dell’Osservatorio, anche con Paolo Bandiera, coordinatore del gruppo “Progetto di vita”, che si occupa anche di autonomia, indipendenza e pari opportunità.

Cosa può fare l’Osservatorio per le cittadine e i cittadini con disabilità?

«È un organo molto importante perché con le sue azioni contribuisce a cambiare le politiche e le pratiche a favore delle persone con disabilità. Un esempio concreto è il Piano di Azione per la promozione dei diritti e l'inclusione delle persone con disabilità che sta prendendo forma proprio in questi mesi. Un documento nato dal lavoro intenso di gruppi tematici specializzati: Accessibilità universale, Benessere e salute, Gruppo di lavoro sulla questione della violenza contro le donne con disabilità, Istruzione, università e formazione, Inclusione lavorativa e Progetto di vita. Ogni gruppo ha analizzato i bisogni reali, ascoltato le esperienze dirette, studiato le migliori pratiche. Il Piano è stato elaborato attraverso un metodo partecipativo che ha coinvolto tutte le istituzioni interessate creando quella condivisione indispensabile per trasformare le proposte in azioni concrete».

In Italia le persone con un qualche tipo di disabilità sono circa 13 milioni, il 22% della popolazione. Oltre 3 milioni sono in condizione di disabilità grave. Quasi un milione e 500 mila ha una età superiore a 75 anni. Alla luce di questi dati, si evince che la disabilità è un tema che riguarda tutti.

«Includere le persone con disabilità non è solo un dovere della società e un loro diritto: è un'opportunità per migliorare la vita di tutti. L'accessibilità universale ne è un chiaro esempio, dimostrando che lavorare per il superamento di barriere fisiche, sensoriali e comunicative crea soluzioni utili all'intera comunità. Una rampa serve a chi usa la carrozzina, ma anche a genitori con passeggini, anziani, corrieri o turisti con valigie. I sottotitoli dei video, nati per le persone sorde, aiutano chi guarda contenuti in treno o chi studia una lingua. Gli annunci sonori dei bus, pensati per i non vedenti, orientano chiunque in giornate di nebbia o distrazione. Documenti scritti in modo semplice, utili per persone con disabilità cognitive, sono preziosi anche per anziani, stranieri o giovani inesperti. Ogni misura inclusiva genera un effetto domino: scuole accessibili educano all'empatia, luoghi di lavoro senza barriere valorizzano i talenti, servizi digitali universali raggiungono più persone. Investire nell'inclusione non è beneficenza, ma intelligenza collettiva che rende la società più giusta, innovativa e competitiva».

Il gruppo “Progetto di Vita” compirà due anni proprio in occasione della Giornata mondiale della disabilità, il prossimo 3 dicembre. Non era mai esistito prima un gruppo PdV in alcun osservatorio: perché è stato istituito, qual è il suo particolare valore?

«Il gruppo dedicato al Progetto di Vita è stato attivato traendo ispirazione dalla riforma della disabilità, di cui proprio il progetto di vita rappresenta uno dei pilastri, se non il cuore stesso. Rispetto a temi già affrontati nei precedenti mandati dell’Osservatorio, come la vita indipendente, l’abitare in autonomia, o approfondimenti e proposte legati ai singoli contesti e domini di vita, l’ambito del gruppo ha una portata più ampia e unitaria, in cui confluiscono e si raccordano i singoli percorsi e progettualità. Si pone quindi come un momento di analisi, elaborazione e proposta per sostenere l’effettiva implementazione di questo strumento di portata fortemente innovativa, pur nella continuità di esperienze di progettazione individuale per le persone con disabilità, partendo dai suoi tratti distintivi e qualificanti: un progetto della persona, individuale, personalizzato, partecipato».

Quale il bilancio di questo biennio?

«Un grande lavoro, continuo, che si è sviluppato in modo naturale e armonico durante questi due anni di impegno, portato avanti da un gruppo molto ricco nella composizione, nelle idee, nel bagaglio di competenze ed esperienze, messe a disposizione di tutti in modo molto aperto accogliendo sin dall’inizio il metodo dello scambio e del confronto senza pregiudizi o preclusioni di sorta. Enti del terzo settore, associazioni di persone con disabilità e loro familiari, istituzioni, rappresentanti di ordini professionali e del mondo dei servizi, si sono confrontati con passione e profondità su aspetti legati al processo di elaborazione e attuazione del progetto di vita e del budget di progetto partendo dalla valutazione multidimensionale. Hanno indagato gli strumenti e metodi, riflettuto sugli specifici contesti di vita su cui poter sviluppare percorsi di sostegno. Hanno messo a fuoco il tema degli accomodamenti ragionevoli nel progetto di vita. si sono confrontati su aspetti come quello dell’autogestione, il coordinamento degli interventi, la scelta degli indicatori. In piena sinergia con le attività sviluppate dagli altri gruppi dell’Ond e con una forte apertura e interesse a intercettare buone pratiche anche provenienti da contesti esterni. Un bilancio decisamente positivo».

Quali sono le principali iniziative che state portando avanti?

«Accompagnare tutto il percorso verso il prossimo Piano d’azione triennale per la disabilità, concorrendo a dare un contributo focalizzato sui temi del Progetto di Vita anche a sostegno della sperimentazione in atto. E in parallelo approfondire aree “sensibili” della vita delle persone con disabilità - ancora non sufficientemente discusse e messe a fuoco - come quella dell’affettività».

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