Il dibattito sul mercato alimentare globale, Gesmundo: «Si vuole dare una spallata a tradizioni millenarie»
Il segretario generale dell’associazione: «Il cibo sta diventando un’arma economica». L’europarlamentare De Castro: «Taglio dei fondi per la Pac, il bilancio europeo a rischio bocciatura in aula»
Il Forum Agricoltura si è aperto con un confronto a più voci sul volume pubblicato da Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti, Roberto Weber, sociologo e presidente di Ixè e Felice Adinolfi, capo area economica di Coldiretti nazionale, su come il cibo regola mercati e nazioni. Già il titolo è un programma: “Il cibo a pezzi, la guerra nel piatto”.
Uno scorcio sul presente e soprattutto sul futuro non del cibo ma delle culture locali e nazionali, delle comunità che in esso si riconoscono e che da esso traggono peraltro linfa, letteralmente, vitale. Il confronto, introdotto da Luciano Tancredi, direttore della Nuova Sardegna (media partner del forum), ha visto gli autori disegnare scenari complessi, tutti riconducibili, come ha detto Gesmundo «al tentativo di dare una spallata a tradizioni millenarie, sia culturali che alimentari». Una spallata che non arriva solo dagli avversari commercialmente tradizionali dell’Europa, gli Usa, ma anche dalle stesse istituzioni europee, viste, nella maggior parte dei casi se non pavide quantomeno incapaci di interpretare e difendere le esigenze del Vecchio Continente, «al cui interno – ha detto Weber – vi è una componente di colpevole sordità a quello che realmente accade nel mondo», dove è in corso una guerra «originale condotta dalle 20 persone più ricche al mondo contro interi continenti, che spaventa la presidente della Commissione Von del Leyen», ha ribattuto Gesmundo, che ha ricordato come il cibo stia diventando esso stesso arma economica e commerciale. «Il Canada importa grano trattato con glifosato, usato per essiccarlo. E noi dobbiamo accettare queste pratiche senza intervenire»? Nel saluto del presidente del Consiglio Piero Comandini un cenno a un tema ricorrente nel confronto: l’agricoltura non può essere un problema per questa Europa, deve diventare un’opportunità, «ma deve tornare ad essere centrale».
Difficile lo possa essere se il progetto di bilancio europeo prevede che siano gli Stati a destinare quota delle loro risorse alle agricolture nazionali, facendo venir meno la dimensione transnazionale del comparto. «Sarà il suicidio dell’Europa – ha accusato Gesmundo – e tutto ciò per salvare, con la scusa del riarmo, l’industria pesante tedesca a francese. Noi diciamo no a una logica di guerra».
Appello ribadito anche dal direttore regionale di Coldiretti Luca Saba, che in diverse clip ha innestato elementi locali, esempi territoriali, riferimenti concreti ai discorsi su scenari e conflitti. Le nuove tecnologie, la ricerca, le sue applicazioni sul versante alimentare creeranno un cibo naturale per pochi e artificiale per gli altri?
«Pensate a Bill Gates, il fondatore di Microsoft che acquista milioni di ettari di terra negli Usa per allevare e produrre alimenti naturali per la fascia alta, lasciando al cibo processato gli altri», ha ammonito Gesmundo. È evidente che il valore del cibo è relativo alla percezione che di questo hanno i popoli della terra. «Per alcuni il cibo è carburante – ricorda Felice Adinolfi, dirigente Coldiretti e docente all’università di Bologna – per noi e per i popoli latino il cibo è ben altro: è identità alimentare e rapporto tra uomo e natura. Ecco perché il concetto di sovranità alimentare non poteva nascere che qui, dove il cibo ha una sua identità che ha condizionato tutto il mondo. La dieta mediterranea non è solo una catena alimentare, ma è un modo di vivere la famiglia e la comunità. Non a caso questa tipologia di dieta è legata a un diverso modo di stare a tavola, di relazionarsi con i figli».
Lo si vede anche dalla pubblicità, dove anche a storie comunicative pluridecennali che vedono la famiglia al centro, si contrappongono nei market o anche nelle pubblicità del cibo venduto dalle compagnie aeree , che lo vedono come supporto energetico che costa poco, non come cibo “in sé”. Per adesso lo scarto tra chi preferisce cibo tradizionale (Italia) e processato (paesi anglosassoni), in diversi modi, è ancora elevato. I sondaggisti indicano un delta di 40 punti. «E questi numeri non sono discutibili, rappresentano un abisso. Si tratta solo di interpretarlo al meglio e capire perché in alcune parti del mondo il cibo ha un valore molto più ampio rispetto ad altri», aggiunge Weber. «I nostri politici non capiscono che l’agricoltura è un settore speciale – aggiunge Adinolfi – produrre grano non è come produrre cuscinetti a sfera ha a che fare con la vita delle persone. Per fortuna metà dei cittadini europei ritiene la agricoltura cruciale per il futuro del mondo». Ne è convinto anche Weber , che ricorda però come il sistema agroalimentare europeo non sia più al centro delle preoccupazioni della commissione europea, al punto che «questa presidente di Commissione – rilancia Adinolfi – è fuori dal tempo. Si è illusa di poter sostituire la democrazia con l’efficienza teutonica, ebbene non abbiamo l’efficienza e rischiamo di perdere importanti elementi di democrazia».
Ancor più duro Gesmundo, che definisce la presidenza Von del Leyen «malefica, che vuole lasciare ai singoli stati le scelte sulla politica agricola, tagliando fondi del 20 per cento. Sarà una guerra tra poveri». Come se ne esce? Una soluzione la propone Paolo De Castro, economista, già ministro dell’agricoltura e parlamentare europeo. «Nei prossimi giorni il parlamento potrebbe esprimersi contro il regolamento del nuovo bilancio europeo. «Non è escluso che possa arrivare una mozione di rigetto a quel bilancio, tagliando il 20 per cento dei fondi per la pac, istituendo un fondo unico, tagliando le politiche di coesione e rimandando le scelte ai singoli stati – ha aggiunto De Castro – così si recupera un rapporto virtuoso tra istituzioni europee e cittadini». Pessimista alla fine Adinolfi. «Se una presidente di commissione non tiene conto dell’unico organismo eletto dal popolo dell’Unione Europea, ignora i sentimenti dei popoli e dimentica gli auspici dei padri fondatori, non parla un linguaggio democratico, ma si rivolge ad altri». A chi? Provocazione di Gesmundo. «Il riarmo, che verrà dai risparmi voluti dalla commissione, serve ai tedeschi per ricostruire la loro industria pesante distrutta dalle auto cinesi. E la pagheremo noi, facendoci guidare dai francesi, dai tedeschi e persino dagli inglesi, usciti dall’Europa ma in grado di prendere i nostri soldi. La Von del Leyen è il peggio del peggio, ma c’è la possibilità che i suoi comportamenti dannosi siano così gravi che alla fine non è detto che si realizzeranno. A noi impedirlo».