La Nuova Sardegna

L’intervista

Licia Colò e l’amore per la Sardegna: «I social hanno rovinato il turismo. L’isola prenda esempio dall’Egitto»

di Alessandro Pirina

	Licia Colò
Licia Colò

La conduttrice non ha abbandonato il sogno di trasferirsi ad Alghero: «Ho una vita disordinata, ho bisogno di un aeroporto sempre operativo»

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Negli anni, tra Arca di Noè, Kilimangiaro ed Eden, ci ha fatto conoscere il mondo. Da oltre trent’anni Licia Colò è il volto della televisione che parla di natura, animali, viaggi. Giovedì sarà in Sardegna, a Putifigari, alla prima edizione di Sèmenes, il festival di letterature sostenibili. Una nuova incursione in una terra che conosce tutta, o quasi, e che ha avuto il merito di fare scoprire anche a milioni di telespettatori.

Licia, nel 2024 la sua intervista alla Nuova è stata la più letta dell’anno.

«Addirittura? Ne sono orgogliosa...».

Parlava della mancanza di collegamenti aerei in inverno e dell’ impossibilità di trasferirsi ad Alghero. Ormai ha accantonato quel desiderio?

«Non ho accantonato nulla. Nella vita mai dire mai. Io sono rimasta molto affascinata da Alghero, ma io ho una vita molto disordinata, ho bisogno di potermi spostare frequentemente, per lavoro vado spesso all’estero e mi serve vivere vicino a un aeroporto sempre operativo. L’alternativa è il treno, ma per la Sardegna non è possibile...».

Purtroppo, siamo un’isola...

«Purtroppo? Quella è anche la vostra fortuna».

Qual è il suo primo ricordo sardo?

«Devo fare un salto indietro nel tempo, avevo circa 24 anni. Fu un viaggio in moto con il mio allora fidanzato. Era aprile e non avevamo una meta fissa, ci fermavamo dove volevamo. Ricordo un clima stupendo, una primavera avanzata, zero locali aperti, poca gente: è lì che mi sono innamorata della Sardegna. Mi sono sempre detta: questo è il viaggio perfetto».

Tra piacere e lavoro ha girato più o meno tutta l’isola.

«Non tutta, purtroppo. Ci sono alcuni posti, come le gole di Gorropu, di cui ho sempre sentito parlare e ho sempre desiderato vedere, ma non ci sono ancora riuscita».

Ha un luogo del cuore?

«La Sardegna ha territori meravigliosi. Non solo la costa est, che è la più conosciuta anche sotto il profilo turistico. Ma anche quella ovest ha luoghi incantevoli. Noi italiani siamo abitudinari, sempre le vacanze negli stessi periodi e posti, mentre gli stranieri sono più avanti di noi. Un paio d’anni fa ero nella zona di Oristano e vidi una casa-pullman. Questa Rolls Royce dei camper mi colpì, tanto che mi avvicinai a curiosare e lì scoprii che ospitava una coppia di giovani tedeschi. Era fine settembre. “Qui c’è un clima pazzesco, se resiste credo rimarremo un paio di mesi”, mi spiegarono».

Lei ha girato quasi tutto il mondo: la Sardegna è un unicum o c’è qualche territorio che le assomiglia?

«È un unicum che non sa di esserlo. Dico una cosa un po’ politicamente scorretta: gli egiziani sulle piramidi hanno costruito la storia, il turismo e tutti vogliamo andare in Egitto a vederle da vicino. Eppure, la storia delle piramidi è meno antica di quella delle Domus de janas, che ora sono anche patrimonio Unesco. Credo che dovrebbero essere raccontate credendoci di più».

Che effetto le fa vedere località turistiche e città d’arte prese d’assalto?

«Mi fa molta tristezza. Il turismo è sicuramente una risorsa, ma oggi il problema dell’overtourism è una questione mondiale. I social hanno fatto danni mostruosi. Inorridisco quando sento parlare di località instagrammabili. Mia figlia, da poco, mi ha mandato una foto di Mauritius: qui dobbiamo andare insieme. Io, che a Mauritius sono stata diverse volte, ho guardato bene la foto e mi sono accorta che era un fake. Un’immagine reale trasformata con l’intelligenza artificiale. Chissà quanta gente è andata alla ricerca di quel luogo che in realtà non era così ed è rimasta delusa. Oggi purtroppo il dio denaro governa le nostre vite. Pensiamo a Venezia: non ci sono più i veneziani, è un inferno, un luna park storico».

Si considera una ambientalista?

«Vorrei vivere in un mondo in cui non si fa più una domanda del genere. Tutti dovremmo essere preoccupati per l’ambiente, è una follia che si distingua tra persone che distruggono l’ambiente e altre che lottano per la sua tutela. In un mondo normale tutti dovremmo essere ambientalisti e vorrei che non esistesse questo termine».

Parliamo di rinnovabili.

«Qualche settimana fa ero in Sardegna, a Tuili. Sono stata accolta benissimo, poi mi è stata fatta una domanda sulle rinnovabili e ho detto: io non sono contraria alle pale eoliche. Ho percepito il gelo intorno. Io non conosco in modo approfondito la realtà della Sardegna, so che ci sono progetti legati all’eolico e tante persone contrarie. Ma io ribadisco: oggigiorno dirsi contrari è una follia, ma la gestione delle rinnovabili va fatta con informazione corretta e rispetto del cittadino. Oggi troppo spesso chi decide per noi non si confronta con il cittadino. Ed è da questa mancanza di confronto che vengono fuori fake news e si fa terrorismo».

Qual è il suo giudizio sui negazionisti del cambiamento climatico?

«Sa, ci sono anche quelli che dicono che la terra è piatta. Però se dobbiamo essere corretti non dobbiamo parlare di cambiamento, in parte così diamo ragione a loro. I cambiamenti ci sono sempre stati e i negazionisti si attaccano a questo. Diciamo che siamo in piena crisi climatica, nel giro di 30 anni abbiamo avuto un inquinamento e un aumento delle temperature sproporzionati. Se poi dicono che non è vero basta controllare i dati Nasa per rendersi conto che la terra la stiamo incenerendo».

Quando la rivedremo in tv?

«Sono diventata la nuova signora in giallo. In questo periodo siamo fermi e il sabato su La7 mandano tre ore di repliche. Speriamo di ripartire presto».

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