L’Einstein Telescope diviso tra Lula e la Germania: «Un’opportunità per tutti» – L’INTERVISTA COMPLETA
Parla Alessandro Cardini, direttore della sezione sarda dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare
Sassari È la prima potenza economica europea, terza al mondo dopo gli Stati Uniti e la Cina. Competerci non è mai un buon affare. L’idea di contendere alla Germania la realizzazione del più grande, e costoso, progetto di ricerca degli ultimi anni farebbe tremare le ginocchia anche al più ottimista dei mediatori. E così, quando L’Eto, l’Einstein Telescope Organization, ha ufficializzato la candidatura della regione sassone della Lusazia alla realizzazione del telescopio per le onde gravitazionali più grande e sofisticato mai esistito, qualche imprecazione ha sicuramente infranto il proverbiale silenzio di Sos Enattos.
Perché adesso Lula ha due sfidanti qualificati, la regione Mosa-Reno, area amministrativa divisa tra Belgio, Olanda e la stessa Germania, e la new entry Lusazia, ultima arrivata ma per nulla male accontentata. Anzi. Tuttavia, le preoccupazioni non toccano l’ambiente scientifico che, al contrario, ha accolto a braccia a aperte la notizia. Il motivo lo ha spiegato Alessandro Cardini, direttore della sezione sarda dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare.
Dottor Cardini, la candidatura tedesca vi ha sorpresi?
«Per nulla, era nell’aria da almeno due anni e sapevano che sarebbero venuti fuori».
Il sito tedesco ha le carte in regola per competere con Lula?
«La Sassonia è un’area molto simile a Lula dal punto di vista geologico. C’è il granito, roccia dura. Come a Sos Enattos. Sono convinto che quella zona possa essere molto interessante dal punto di vista scientifico. Diciamo che non è buona come quella di Lula ma sicuramente migliore della regione Mosa-Reno».
Quindi c’è da preoccuparsi?
«Al contrario. Per noi è un’ottima notizia che al nord ci sia una competizione. Il sito belga-olandese, che in parte è anche tedesco, si confronterà con la Lusazia e sembra chiaro che il governo tedesco abbia scelto di puntare sull’ultima candidatura».
Questo solo nel caso che il progetto venga diviso.
«Esatto. Se il triangolo originale dovesse essere diviso in due “L”, i due siti non potrebbero essere vicini. Avere un polo nord e un polo sud distanti migliaia di chilometri aumenterebbe l’efficacia dell’osservatorio».
Sta dicendo che l’Einstein telescope verrà diviso?
«Non dico questo, il progetto originale è ancora in piedi ed è un’ipotesi che non è tramontata ma esistono studi che dimostrano come le due “L” siano più efficaci della soluzione unica del triangolo. Inoltre, gli interferometri progenitori di Et funzionano così e potremo replicare in grande ciò che sappiamo fare in piccolo. Aggiungo una metafora calcistica... squadra che vince non si cambia».
La pensano così anche i tedeschi?
«Direi di sì. Abbiamo già una iniziato collaborazione con i sassoni, abbiamo idee comuni. Questa è una soluzione win-win. Vincono tutti e vince la scienza, che è la cosa più importante».
E sembra che vincano anche le casse statali. Dividere il progetto è più conveniente dal punto di vista economico.
«Sicuramente vince anche la politica. Realizzare un progetto in due siti comporta anche la divisione delle spese e degli investimenti sul territorio mentre le ricadute saranno divise in due territori».
Questo aspetto potrebbe preoccupare Lula e tutta la Sardegna a cui, di fatto, spetterà metà della torta.
«Attenzione, stiamo parlando di un progetto di dimensioni ciclopiche. Ogni “L” sarà composta da due bracci lunghi 15 chilometri. Oltre all’aspetto scientifico, che non perde una virgola ma anzi guadagna in affidabilità e che avrà comunque bisogno di competenze altissime, l’indotto generato sarà comunque enorme».
Ecco, se ne parla da anni: 6 miliardi di indotto e 36mila posti di lavoro per nove anni di costruzione. Quella che invece non è chiara è la data di assegnazione del progetto. Ci sono novità?
«In effetti non esiste una data certa, diciamo che sarà nel 2026. Anche noi stiamo finalizzando la nostra candidatura, poi ci sono i sassoni che avranno bisogno di un po’ di tempo».
C’è anche un altro concorrente da tenere d’occhio, giusto?
«Gli americani stanno lavorando al loro Cosmic Explorer, anche loro ragionano sulla soluzione a due “L” ma più leggera della nostra e probabilmente saranno molto veloci nel realizzarlo. Noi però non dobbiamo arrivare ultimi e la soluzione con due “L” permetterà anche a noi di essere più rapidi».
Tutti insieme alla scoperta dei segreti dell’universo?
«Parliamo di progetti complicatissimi e molto difficili da far funzionare. Però sì, sarà un’avventura fantastica, a cui dovranno partecipare tutti e di cui tutti dovranno sentirsi parte integrante. Perché con l’Einstein telescope potremo andare a caccia dell’onda generata dal Big Bang, l’origine dell’universo».
