Daniele Dore: «L’arte sa interpretare la società, a Sassari un polo per tutta l’isola»
Il direttore dell’Accademia di Belle Arti Sironi a Connessioni future
Sassari Il direttore dell’Accademia di Belle arti Mario Sironi di Sassari ci pensa un po’ su, poi esclama sicuro: «Il nostro compito è lavorare sulle traduzioni perché siamo interpreti delle società». Daniele Dore, giacca blu, modi eleganti, più di uno sguardo allo smartwatch, ha la scrivania davanti a una grande finestra che dà su piazza conte di Moriana. E quindi, poco più in là, sull’ex mattatoio che da più di un anno è diventato un polo artistico. L’ex-Ma.Ter. Parte proprio da lì la riflessione, prima di entrare nei corridoi dell’accademia affollati di studenti. Gli spazi dell’ex mattatoio in questi giorni stanno ospitando “Connessioni future”, il festival della Fondazione di Sardegna organizzato attraverso Innois, piattaforma dedicata all’innovazione.
«Il presidente della Fondazione, Giacomo Spissu, ha creduto tanto al fatto che l’accademia dovesse essere l’ente più adatto a prendere in mano e gestire quello spazio». Oggi è un gioiello che ha solo margini per crescere e diventare riferimento nella vita cittadina «e regionale», ecco. «Abbiamo un peccato originale: siamo l’unica accademia di Belle arti della Sardegna e Cossiga l'ha voluta a Sassari», scherza il direttore, facendo riferimento ai campanilismi dell’isola, «la realtà dell'accademia si occupa proprio di creare connessioni, e superare le difficoltà territoriali».
La narrazione sull’Ex-Ma.Ter, che ha riaperto i cancelli in questa sua nuova veste a marzo 2024, è sempre stata quella di un luogo di morte diventato luogo di vita. Dore non la pensa così: «A suo modo era già un luogo di vita, quante persone vivevano grazie al lavoro dentro a quelle stanze? Dopo aver sfamato famiglie, ora in un modo totalmente diverso, continua a sfamare. Sfama le menti, anche quelle che non se ne rendono conto perché a furia di non mangiare non sanno di avere fame».
La collaborazione stretta tra Fondazione di Sardegna e Accademia Sironi per “Connessioni future” è iniziata l'anno scorso, «un primo esperimento dove abbiamo solo messo a disposizione gli spazi». Questa volta la sinergia si è estesa anche ai laboratori della tre giorni su innovazione, arte e cultura. Nell’accademia intitolata a Mario Sironi, che in queste ore si sta rivoltando nella tomba dopo che l’assessore regionale Emanuele Cani è capitombolato dalle scale e ha rotto la vetrata da lui realizzata novant’anni fa al palazzo del ministero del Made in Italy, si respira vita.
Come riconosci uno studente o una studentessa dell’accademia? Hanno tutti una particolarità già a prima vista. Un modo di vestire alternativo, un taglio di capelli non comune. Nel suo ufficio, il direttore Dore ha un paio di libri di Antonio Bisaccia, lo storico direttore dell'accademia («il mio mentore») e uno ha nel titolo un neologismo: “Burocrazzismo”. «Una bibbia», dice. Dore apre tutto un lungo discorso sui linguaggi. «L’innovazione vera la si fa quando facciamo evolvere il linguaggio, non gli strumenti. Mittente e destinatario devono condividere un linguaggio comune, che dev’essere universale e superare qualsiasi tipo di pregiudizio degli idiomi precostituiti. L’arte forse ci riesce, anche se è viziata dal suo, di linguaggio». Direttore, a bruciapelo, dica tre artisti che ama: «Picasso, Giuseppe Carta e Banksy. Ma devo aggiungere Leonardo, massimo esponente nella storia del connubio arte e scienza».
Mercoledì 12 Daniele Dore è salito sul palco del festival dell’innovazione, ha suggerito di interpretare la «tensione evolutiva» che esiste nella società. E poi: quante volte si sarà sentito dire che con la cultura non si mangia. Così tante che ora anticipa il discorso e dice: «L’arte deve farsi anche economia, è così che i nostri progetti possono nascere e crescere».

