La Nuova Sardegna

Il commento

Marcello Fois: «L’assessore all’Industria e l’operaio in frantumi»

Marcello Fois: «L’assessore all’Industria e l’operaio in frantumi»

«L’incidente che ha visto protagonista Emanuele Cani a Roma, mette in campo un groviglio inestricabile di simboli»

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Mettetela come vi pare ma, fatto salvo il sollievo perché pesanti conseguenze fisiche non ce ne sono state, la notizia che l’assessore all’Industria della regione Sardegna, Emanuele Cani, ha frantumato, con una testata, un’inestimabile vetrata disegnata da Mario Sironi che decorava lo scalone del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è di una potenza metaforica che non si può ignorare.

L’assessore si trovava a Roma per un meeting collegato all’expo di Osaka e mentre scendeva lo scalone impreziosito dalle importanti opere del suo conterraneo, ha messo un piede in fallo ed è finito, incidentalmente, contro una di queste danneggiandone, speriamo non in modo irreparabile, la parte inferiore. Ora la notizia potrebbe finire qui, se non che, per gioco del destino, la porzione andata in frantumi della vetrata è quella che raffigurava un operaio. Una specie di allineamento dei pianeti della metafora che fa capire a chi fa il mio mestiere, e pensa di poter inventare chissà cosa, che la realtà ci sopravanza sempre, e comunque, senza rimedio.

Pensate al groviglio inestricabile di simboli che questo piccolo incidente mette in campo. Emanuele Cani è un assessore in quota Pd dell’attuale governo regionale della Sardegna. Stiamo parlando di una compagine più vicina ai separati in casa che agli alleati. E stiamo parlando di un settore, l’industria, che in Sardegna ha inutilmente significato, nell’ordine: l’ipotesi di una crescita economica senza pari, la prospettiva di cambiare lo status agropastorale, la garanzia di un posto di lavoro stabile.

Poi stiamo parlando di un autore: Mario Sironi, artista importante, ma, finora, piuttosto controverso sul piano storico visto lo stigma del collaborazionismo col fascismo.  Tre ingredienti variamente mescolati possono produrre storie diverse ma comunque simboliche. La prima potrebbe essere la trama di un romanzo russo: il funzionario di una remota regione sovietica sta lasciando una riunione di partito e accidentalmente distrugge un monumento a quello stesso operaio che l’ha reso quello che è, sia politicamente, sia professionalmente. E potrebbe raccontarci l’esito estremo della corrente inimicizia, ormai conclamata, tra l’odierno Pd e il Movimento Operaio. Questa collisione potrebbe raccontare l’onere di dirigere un assessorato che più che di Industria nella Sardegna attuale si occupa di cassintegrati. La seconda potrebbe riguardare l’aspetto profetico del fare arte, sarebbe a dire il potere divinatorio di un pittore che pur essendo dalla parte dei padroni glorifica la figura dell’operaio. Come se Sironi prevedesse questa stagione in cui anche gli operai votano per la destra al governo.

La terza potrebbe riunire queste microstorie due in una versione che ha, contemporaneamente, un sapore d’auspicio e di reazione: un vero comunista distrugge la figura di operaio come piacerebbe alla destra vigente e cioè “collaborativo” ma per niente tutelato, pronto al sacrificio per la Nazione, ma non sindacalizzato. Proprio come quello della vetrata danneggiata: muscoloso e pettoruto con la moglie casalinga e perennemente incinta. Quest’ultima ipotesi racconta un eroe suo malgrado. La vittima di un deplorevole incidente, che, senza volerlo e senza saperlo, assurge  a rappresentante di una nuova era in cui i progressisti riprendono a fare i progressisti. E chissà, Assessore Cani, magari questo inciampo configura una Sardegna, e una Nazione, in cui per gli operai, per il PD, per l’industria, c’è qualche, flebile, speranza.

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