A Borutta il Comune dà il locale per riaprire l’unica bottega, era chiusa da 8 anni
Abitanti costretti ad andare nell’hinterland. Ora potranno fare la spesa senza lasciare il paese
Sassari Contro lo spopolamento c’è anche chi in Sardegna vuole ripartire proprio dall’apertura di nuove attività commerciali nei piccoli centri. Un esempio è quello che sta avvenendo a Borutta. Da quasi otto anni ha chiuso l’ultima bottega che operava nel territorio comunale. Da quel giorno nel paese non ci sono negozi, neanche per acquistare generi di prima necessità. I circa 300 abitanti sono costretti a rivolgersi nelle vicine Bonnanaro, Torralba e Thiesi anche solo per acquistare il pane. Il disagio, soprattutto per le persone anziane e per chi non ha un’automobile, è evidente.
L’amministrazione comunale e la Confcommercio hanno così deciso di avviare un progetto che è stato denominato “Bottega comune” che potrebbe diventare anche un modello da esportare ad altre realtà dell’isola.
«Il Comune – spiega il sindaco Silvano Arru – mette a disposizione gratuitamente un locale, che sarà anche in grado di autoprodursi l’energia elettrica, ad un privato che deciderà di aprire la sua bottega a Borutta. Così finalmente avremo di nuovo a disposizione un negozio dove acquistare generi alimentari, ma non solo. Ci potrà essere anche un angolo dedicato alla parafarmacia e potrà ospitare all’interno anche i servizi postali».
Una sorta di locale di pubblica utilità nel quale sarà possibile anche usufruire di un servizio di trasporto locale, ad esempio per effettuare una visita medica in un altro comune. «I lavori per la realizzazione dei locali sono già stati avviati – prosegue Arru –. Stiamo recuperando un vecchio fienile abbandonato dove troverà spazio una struttura di circa 160 metri quadri. C’è già qualcuno interessato ad avviare l’attività che non avrà quindi costi di esercizio. Abbiamo fatto anche un’analisi di mercato e abbiamo visto che i margini di un ritorno economico e di nun piccolo profitto ci sono».
Il presidente regionale di Confcommercio Sebastiano Casu sottolinea l’importanza di questa iniziativa dal punto di vista sociale. «È il nostro modo di combattere lo spopolamento perché un negozio con le luci accese significa far rivivere un piccolo centro ma anche un quartiere». La Confcommercio crede tantissimo in questo progetto che ha avuto anche il via libera a livello nazionale. «Vogliamo creare una sorta di filiera e pensiamo che il modello avviato a Borutta possa essere riproposto anche in altri Comuni, e, perché no, anche in un’area urbana dove mancano o sono insufficienti i negozi di prossimità. Purtroppo, in questi anni l’assenza di regole ha portato ad una sorta di giungla nel commercio che ha avvantaggiato i grandi centri commerciali e ha penalizzato le piccole realtà. Noi vogliamo cercare di farle rivivere con idee e progetti come questo».
Il sindaco Silvano Arru, nel suo ruolo di presidente regionale dell’associazione borghi autentici d’Italia aveva già lanciato una proposta simile. «Quando in un Comune rimane una sola bottega aperta questa deve essere trattata come un servizio pubblico – afferma –. Deve avere dei vantaggi fiscali o comunque deve essere messa nelle condizioni di poter continuare ad operare per non creare un disagio a tutta la comunità. Con l’iniziativa della bottega comune stiamo andando proprio in questa direzione». (ma.se.)

