La Nuova Sardegna

Sassari

Gli eroi dell’Onda: nel ’43 pescarono il sommergibile

di Gianni Bazzoni
Gli eroi dell’Onda: nel ’43 pescarono il sommergibile

Il Comune deve ancora intitolare piazza “ Renaredda” ai martiri dell’equipaggio del peschereccio che intrappolò il sottomarino inglese: la barca venne silurata

18 settembre 2012
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PORTO TORRES. Pescatori eroi. Quella dell’Onda è la storia di un equipaggio che fu mandato a morire, minacciato di denuncia al Tribunale militare - qualora si fosse rifiutato di “uscire in mare” - e persino a rischio di fucilazione a Oristano. Presi per dei visionari, accusati di avere scambiato un sommergibile (finito nelle loro reti a poca distanza da Fornelli) per una balena, vennero obbligati a tornare a pescare, anche dopo avere recuperato le reti con i cavi tranciati a tronchesa e torchietto. Così, in quella fine di primavera del 1943, quel “loknes” d’acciaio inglese tornò in superficie. E stavolta nessuna grazia: 12 cannonate su un lato e 12 sull’altro: si salvarono solo in due, i fuochisti Giovanni Esposito e Antonio Sanna perchè si tuffarono in mare quando il sottomarino fece una breve interruzione per spostarsi dall’altra parte. Morirono il pratico di bordo Antonio Striani, i marinai Paolino Baccalà, Emilio Acciaro, Salvatore Fois (nella fotina a destra, il suo nome è stato riportato spesso sbagliato nei racconti), Ciro Valente e il capo pesca Michele Nole.

Il peschereccio “Onda”, il più grande che girava a quei tempi nel Golfo dell’Asinara, una ex baleniera in ferro di 60 tonnellate, dell’armatore Nicola Delfino, venne recuperato trenta mesi più tardi, con i corpi senza vita dei poveri pescatori. Solo le salme di Ciro Valente e Antonio Striani non vennero mai recuperate. Sergio del Giudice, esperto macchinista, invece, il giorno dell’affondamento non era a bordo: dopo quell’incontro ravvicinato con il sommergibile - al quale nessuno aveva creduto - aveva chiesto una settimana di permesso per stare vicino al figlio ammalato.

Di quell’equipaggio coraggioso, di quegli eroi inconsapevoli, oggi non resta quasi niente se non il racconto di qualche anziano, il pensiero fisso di un figlio avanti negli anni, come Nino Fois (suo padre era Salvatore): «Mi sono rivolto a diversi sindaci per chiedere che venisse intitolata una via o una piazza ai martiri dell’Onda – racconta – ma anche quando sembrava tutto a posto, qualcosa ha impedito che l’operazione potesse andare a compimento. E dire che nel frattempo di via e piazze ne sono state intitolate ad altre persone, sicuramente meritevoli».

Nino Fois oggi ha 78 anni, e vive con quell’idea da realizzare: «Sono vecchio, anche io sto per chiudermi in un beato silenzio – dice con un velo di tristezza – ma prima vorrei che questa storia dei marinai-eroi dell’Onda finisse in modo da lasciare in pace coloro che sanno promettere ma non hanno tempo per mantenere». Il Comune di Porto Torres, per la verità, aveva individuato la piazza della Renaredda, proprio di fronte al mare dello Scoglio Lungo, per intitolarla ai «Caduti dell’Onda». La pratica, però, non è mai stata perfezionata, così del sacrificio di quegli eroi la città ha conservato solo il racconto - a volte confuso e non proprio fedele - ma non ha avuto il tempo per dedicare un luogo simbolo. Una piazza che già esiste. A quasi sett’antanni dall’affondamento dell’Onda, forse si può colmare il ritardo.

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