La Nuova Sardegna

Sassari

La prima grammatica della lingua sarda comuna

di Emidio Muroni
La prima grammatica della lingua sarda comuna

L’opera sulla “limba” è stata elaborata dall’ossese Bartolomeo Porcheddu ed è stata presentata sabato scorso nel villaggio medievale di Rebeccu

25 settembre 2012
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BONORVA. Nell’ambito della manifestazione intitolata “Intras in Cabidanni”, che si è tenuta sabato a Rebeccu, piccolo villaggio medioevale collocato a circa sei chilometri da Bonorva, è stata presentata la prima grammatica della Limba Sarda Comuna.

L’autore, Bartolomeo Porcheddu, è di Ossi, ha 53 anni, è laureato in Scienze politiche ed è specializzato in studi sardi. È stato lui a spiegare i motivi che hanno portato all’edizione di un documento importante sulla grammatica della nostra “limba”. «La Regione autonoma della Sardegna, prendendo in considerazione i pareri espressi dalla commissione regionale per la lingua sarda - ha osservato Porcheddu -, ha ritenuto opportuno proporre una norma scritta di riferimento che fosse la mediazione tra le diverse parlate sarde. Così com’è accaduto per altre lingue, che di recente hanno acquisito una norma scritta di riferimento - ha continuato -, come il galiziano, il ladino, il friulano, il romancio o lo stesso basco, anche per il sardo si è giunti ad elaborare un modello di “lingua” il più omogeneo possibile, elementare e semplice da imparare e usare. L’elaborazione della limba sarda comuna non ha come fine l’unificazione della lingua sarda, perché il sardo è già una sola lingua, ma semplicemente la costituzione di un modello unico di lingua scritta. La limba sarda comuna vuole essere la lingua rappresentativa di tutti i sardi che ne vogliono fare uso dentro e fuori i confini della loro isola».

Una considerazione da cui è nata l’idea di Bartolomeo Porcheddu, di scrivere e mettere a disposizione dei cultori di “sa limba” la prima grammatica della limba sarda comuna. «Una grammatica scritta in sardo per i sardi - ha fatto notare l’autore -, ma con la traduzione in italiano per quelli che non conoscono la lingua sarda e vorrebbero impararla».

Fonetica, fonologia, ortografia, morfologia e sintassi sono spiegate con l’aiuto di 88 tabelle esplicative, nelle quali le regole grammaticali sono mostrare in modo semplice e diretto.

L’ultimo capitolo è dedicato all’utilizzo della lingua statuale nel Medioevo sardo.

«Attraverso la comparazione di tre Carte de Logu con la limba sarda comuna di oggi - ha concluso l’autore -, si è potuto dimostrare come l’esigenza di avere una lingua scritta unitaria non sia una levata di testa dei nostri giorni, ma una necessità che il popolo sardo ha sempre avuto. La lingua statuale del regno di Arborea è stata la lingua sarda comune nel Medioevo sardo, ma, caduto il re, anche la lingua cessò di battere. Oggi, poiché è il popolo il sovrano dell’isola - precisa Bartolomeo Porcheddu -, l’esistenza di una lingua sarda comune dipenderà solo da esso».

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