La Nuova Sardegna

Sassari

Quirra: la difesa ora parte al contrattacco

di Valeria Gianoglio

Lanusei, in aula gli avvocati della commissione ministeriale che doveva valutare i rilievi sul poligono

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INVIATO A LANUSEI. C’è chi, come Giovanni Dallera, l’avvocato dei due chimici dell’Sgs accusati di falso ideologico nell’ambito dell’inchiesta sul caso Quirra, pone in modo deciso una premessa-base: «Questo processo – dice – non deve diventare un palco politico, un luogo dove, al grido “Abbasso i militari” è tutto concesso. Tutto è stato strumentalizzato per far passare l’idea che qui ci sia stata una grande congiura e che la popolazione sia stata ingannata». E c’è chi, come Antonio Cova e Giulia Padovano – gli avvocati dei due componenti di una commissione ministeriale che doveva valutare le analisi sul poligono di Quirra, fatte dall’Università di Siena – spiega che il suo assistito, invece che quello di imputato, avrebbe dovuto indossare i panni di testimone visto che «in questa vicenda ha persino segnalato cosa non andava». È un attacco deciso alla tesi del procuratore Domenico Fiordalisi, quella che fanno ieri, davanti al gup di Lanusei Nicola Clivio, tre difensori di quattro imputati. I primi due difensori che discutono sono Antonio Cova e Giulia Padovano. Il primo, difende il generale Giuseppe Di Donato. La seconda, assiste, invece, il fisico del Cisam di Pisa, Vittorio Sabbatini. Entrambi, sia Di Donato sia Sabbatini, hanno fatto parte nel 2003 di una commissione nominata dal capo di stato maggiore del quarto reparto della Difesa con un compito preciso. Ed è proprio sulla natura di questo compito, che le tesi di accusa e difesa divergono. Secondo il procuratore, infatti, Di Donato, Sabattini e un terzo imputato, il maggiore Vincenzo Mauro, si sarebbero macchiati di “omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri” perché, in qualità di componenti di un’apposita commissione del ministero, avevano esaminato la relazione dei professori senesi sul poligono, ma non avevano messo in allarme il ministero. Sia l’avvocato Cova, sia l’avvocato Giulia Padovano, raccontano una versione diversa. «Sia il dottor Sabbatini, sia gli altri componenti della commissione – dice l’avvocato Padovani – avevano soltanto il compito di stabilire se quella relazione meritava di essere pagata con la cifra concordata dal ministero». L’ultimo a discutere, ieri, è l’avvocato Dallera, che tutela i chimici Sgs, Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani, accusati di falso ideologico aggravato in atto pubblico. «I miei due assistiti non sono mai stati “pubblici ufficiali” come si dice nel capo di imputazione. Dovevano solo fare le analisi chimiche e redigere una relazione finale. Hanno solo fatto il loro lavoro, in base all’appalto che aveva vinto l’Sgs per il poligono. E hanno applicato criteri scientifici anche nella scelta del numero di campioni da analizzare».

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