La Nuova Sardegna

Sassari

L’ex caserma «Ciancilla» intitolata al contadino di Bono

L’ex caserma «Ciancilla» intitolata al contadino di Bono

Nel ’43 i soldati rimasero senza cibo nel palazzo di piazza Conte di Moriana, li aiutò monsignor Masia, lo storico parroco di San Giuseppe

14 febbraio 2013
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Finiscono in questi giorni i lavori di restauro della facciata della ex-Caserma "Ciancilla" in piazza Conte di Moriana. Due nomi che sembrano resistere al passare del tempo e al cambiare delle stagioni politiche. Il Conte di Moriana (Maurienne, una valle della Savoia) era Placido Benedetto di Savoia, fratello di Carlo Emanuele IV e di Vittorio Emanuele I, governatore di Sassari quando la corte sabauda, cacciata da Torino dall'invasione francese, era rifugiata in Sardegna; morì nel 1802, a 37 anni, e così improvvisamente da far pensare che la sua morte fosse una vendetta degli angioyani, che aveva duramente perseguitato, in particolare proprio quell'anno. C'è una sua tomba (vuota) con tanto di statua piangente, in Duomo. Giustamente qualche anno fa Giuseppe Doneddu propose di cambiare nome alla piazza, e di chiamarla Piazza dei Martiri Angioyani.

Damiano Ciancilla, caposquadra della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (la scritta si leggeva sino a qualche tempo fa nella caserma, appunto intitolata a lui), era un contadino di Bono, morto a 45 anni, nel 1939, dopo una vita avventurosa, vissuta fra i campi, l'emigrazione, le guerre: combatté nella Prima guerra mondiale nella Brigata "Sassari", fu fatto prigioniero, tornò a guerra finita ma per partecipare, qualche anno dopo, alla feroce repressione comandata da Rodolfo Graziani contro la popolazione libica; poi andò volontario in Abissinia come milite della Milizia e rimase da caposquadra lì nell'Impero, impegnato nella caccia agli abissini che non accettavano la conquista italiana: morì nel 1939, tre anni dopo la fine della guerra, in uno scontro con i partigiani etiopi. Ebbe la medaglia d'oro al valor militare, e per questo fu intitolata a lui la caserma della Milizia appena costruita nel grande spiazzo del Mulino a Vento. La caserma fu anche teatro d'un episodio drammatico, poco conosciuto dagli stessi sassaresi. Quando, il 25 luglio del 1943, cadde il fascismo, i militari che si trovavano accasermati nella "Ciancilla" restarono senza comando e senza ordini. Ma, quello che è più drammatico, restarono anche senza approvvigionamenti alimentari, rischiando di morire letteralmente di fame. Chi intervenne a salvarli fu monsignor Giovanni Masia, lo storico parroco di San Giuseppe, che in pochi giorni organizzò un servizio di rifornimenti e di cucina che permise a quei poveracci di sopravvivere: forse il palazzo meriterebbe di essere consacrato alla memoria di quel santo sacerdote di ferro più che a quella del valoroso e sfortunato contadino di Bono.

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