La Nuova Sardegna

Sassari

Guai fiscali per il Portotorres Calcio

di Elena Laudante
Guai fiscali per il Portotorres Calcio

Le dichiarazioni 2009 e 2010 sotto la lente di Procura e Agenzia delle entrate. Enrico Piras: solo una questione formale

05 marzo 2013
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SASSARI. Un «refuso» sulla dichiarazione dei redditi per la scelta del regime fiscale, e poi l’indicazione di un imponibile decisamente basso, 100 euro, in luogo di 491mila euro maturato per sponsorizzazioni nel 2010. L’Agenzia delle entrate mette nei guai l’associazione sportiva Portotorres Calcio, che milita in serie D. E rischia di creare qualche grana giudiziaria al presidente Enrico Piras, che è anche presidente del Consiglio provinciale e segretario regionale dell’Unione popolare cristiana. Da qualche mese la squadra turritana è nel mirino degli ispettori dell’Agenzia, che hanno presentato un conto passibile di contestazione: l’associazione avrebbe omesso di versare (per ragioni diverse, tra il 2009 e il 2010), circa 130mila 900 euro in Ires (l’imposta sul reddito delle società) e 98mila euro in Iva. Raggiunto al telefono Piras, assistito dall’avvocato esperto in diritto tributario Liliana Pintus, assicura di non essersi mai occupato direttamente dei conti della associazione, che lui guida da circa dieci anni. Anche perché, spiega, di questioni fiscali «si occupa il commercialista»: «Ci viene contestato, anche se ancora non in maniera formale, di aver applicato un regime fiscale diverso da quello che pure ci spetta, ma suppongo solo per un errore nella dichiarazione dei redditi. Qui non c’è alcuna evasione», precisa. La costatazione dell’Agenzia è stata trasmessa alla procura della Repubblica perché la quantità di tasse non versate supererebbero - almeno, stando ai calcoli dell’Agenzia - la soglia penale. E la Procura ha aperto un fascicolo per violazione delle norme contenute nel testo unico in materia fiscale, sebbene debba attendere il completamento della verifica per esercitare, eventualmente, l’azione penale.

Come spesso accade in materia fiscale, la questione è ostica. Soprattutto perché da associazione sportiva dilettantistica, senza fine di lucro, il Portotorres rientra nel novero delle associazioni a fiscalità agevolata, godendo del cosiddetto regime forfetario: consente di pagare il 50 per cento dell’Iva dovuta (la metà, quindi, del 21 per cento sull’imponibile), se il reddito da attività commerciale non supera la soglia dei 250mila euro. Il guaio inizia nel 2009 (prima annualità considerata dagli 007 del Fisco), quando nella dichiarazione dei redditi il consulente seleziona - presumibilmente, senza volerlo - la casella che non consente di aderire a quel regime fiscale, secondo il quale comunque la squadra potrebbe calcolare le imposte in modo vantaggioso perché il reddito, nel 2009, si ferma a 249mila euro. Ma «per un mero refuso in sede di compilazione del modulo», scrive l’avvocato Pintus nell’atto difensivo inviato all’Agenzia, e cioè per aver messo la X su una casella diversa, i 249mila euro finiscono per essere soggetti a tassazione normale. Nel 2010, invece, nel modulo il commercialista dell’associazione indica come reddito 100 euro. Potrebbe scattare il sospetto di una “dichiarazione infedele”, perché in quell’anno la squadra ha emesso 37 fatture per circa 491mila euro. E secondo l’Agenzia, avrebbe evaso 49mila euro solo in Iva. La difesa della squadra fa notare che la legge consente di godere del regime forfetario proprio nell’anno successivo (2010) a quello in cui il reddito è sotto 250mila (249mila, nel 2009): si tratterebbe di mera questione formale. Presto le conclusioni dell’Agenzia.

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