La Nuova Sardegna

Sassari

Rete idrica a Pattada, imputati assolti

di Elena Laudante
Rete idrica a Pattada, imputati assolti

Direttore dei lavori, impresa e impiegato del Comune scagionati dalle accuse di falso e abuso. Il cantiere risale al 2005

26 marzo 2013
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SASSARI. Nessun favore alla ditta che aveva realizzato l’impianto idrico del centro di Pattada, risalente al 2005, né carte false per coprire presunte irregolarità. Sono stati assolti i quattro imputati processati per abuso d’ufficio, falso, distruzione di atti pubblici, frode nelle pubbliche forniture. Esito arrivato ieri, alle 13, con la sentenza della prima sezione penale al termine di una vicenda lunga che aveva visto sotto accusa e poi prosciolti, già in udienza preliminare, anche l’ex primo cittadino Fabio Pastorino e l’allora assessore Giampiero Lavena.

Nell’ultima tranche che si è chiusa ieri, al termine di un dibattimento durato tre anni, sono stati sollevati da qualsiasi sospetto l’allora direttore dei lavori Fabrizio Cioccolo, nato a Roma 61 anni fa, l’imprenditrice Alba Ladu, 56 anni di Pattada, titolare della ditta esecutrice dei lavori, la So.La. Costruzioni Srl; Salvatore Masia, sassarese di 50 anni, all’epoca responsabile dei servizi tecnici del Comune; infine Tomaso Solinas, pattadese di 61 anni, marito di Alba Ladu e ritenuto amministratore di fatto della So.La., divenuto assessore ai Lavori pubblici quando ormai il cantiere era stato chiuso.

L’esposto alla procura della Repubblica di Sassari era partito dal responsabile unico del procedimento del Comune, in un momento di tensioni politiche, sebbene non facesse alcun riferimento diretto ai soggetti poi imputati dalla magistratura.

Questa, nel dettaglio, la decisione del collegio, presidente Salvatore Marinaro, a latere Marina Capitta e Elena Meloni. Per Cioccolo e Ladu l’iniziale ipotesi di falso in atto pubblico - che si riferiva alla formazione di un registro di contabilità che i due avrebbero sostituito a quello vero - è caduta perché il fatto non costituisce reato, cioè non ci fu alcuna consapevolezza di commettere un possibile illecito. Le altre imputazioni invece non sussistono. Non fu commesso alcun falso nel certificato di ultimazione dei lavori firmato da Cioccolo il 29 giugno 2005: la ditta aveva davvero completato le opere e le lettere di protesta dei cittadini che lamentavano disservizi e marciapiedi aperti, non riguardavano interventi rientranti in quell’appalto. Cade così anche il sospetto che Cioccolo e Masia, da pubblici ufficiali riconoscessero alla ditta denaro - 24mila euro - per lavori non realizzati in via Gracco e nella traversa di via Arborea, cioè la pavimentazione in pietra, che in realtà era in calcestruzzo. Il processo a dimostrato che quei soldi fossero serviti per riparare un guasto alla fognatura, che rischiava di causare la contaminazione dell’acqua pulita. Dal sospetto che il Comune avesse pagato calcestruzzo per pietra, emergeva anche l’ipotesi di frode in pubbliche forniture, contestata in concorso a Cioccolo, Masia, Ladu e Solinas, risultati completamente estranei alle iniziali ipotesi accusatorie. Alla fine del dibattimento, anche il pm Giovanni Porcheddu aveva sollecitato l’assoluzione per la gran parte delle accuse, mentre riteneva che la prima accusa di falso, relativa al registro (contestata solo a Cioccolo e Ladu) dovesse essere punita con 8 mesi di reclusione. Erano invece certi dell’innocenza di tutti, i difensori Nicola Satta, Nicola Lucchi e Zena Orunesu. Il Comune si era costituito parte civile contro i quattro, con l’avvocato Mario Pittalis. «Questo processo ci ha danneggiato», ha detto Solinas, dell’azienda So.La., chiederemo i danni all’amministrazione.

Al termine dell’udienza preliminare Pastorino e Lavena - assistiti dall’avvocato Ivano Iani - erano stati scagionati dal sospetto di avere esercitato indebite pressioni su un funzionario comunale per indurlo a liquidare lo stato di avanzamento finale di lavori eseguiti dalla So.La.

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