Il racket delle schiave del sesso sfida la crisi
Prostituzione nell’isola: meno clienti, torture alle ragazze per farle lavorare di più e non ridurre gli affari. “Fatturato” da 120 milioni, storie di sfruttamento disumano. I carabinieri: lotta senza tregua
SASSARI. Mihaela è nata nell’ex Jugoslavia: il marito la costringe a battere dall’età di 16 anni. Katia è russa, a spingerla sul marciapiedi è stata la madre. Joy ha subìto un lavaggio del cervello prima in Nigeria e poi in Sardegna: non ha mai smesso di prostituirsi. Carla è venuta qui dalla Colombia, inserisce gli annunci col suo numero di cellulare dove può e ospita i clienti nell’appartamento che divide con altre sudamericane. Zhang era partita da Shanghai con tante illusioni sull’Occidente, adesso la notte si ritrova tra i capannoni delle zone industriali ad aspettare quei 35 o 50 euro che gli uomini le passano per un po’ di sesso veloce.
Sono le nuove schiave di un mercato che in Sardegna si trasforma a un ritmo incalzante. Potrebbero chiamarsi diversamente. Magari Ljuba, Diana, Lizabeth, Giorgia o Yan. Sarebbero sempre vittime d’ingranaggi spietati che le stritolano al minimo tentativo di ribellione. Con storie di soprusi, botte e torture alle spalle. E un futuro ancora più incerto. Sono le ragazze che un esercito di sardi cerca ogni notte.
Le richieste aumentano nei fine settimana, ma complessivamente sono in calo. E se il migliaio di prostitute che garantisce il sesso mercenario nell’isola diminuisce perché la crisi ha colpito anche chi ricorre alle prestazioni a pagamento, gli sfruttatori si aspettano gli introiti di sempre. Così reclutamento e “lavoro” vanno avanti con metodi sempre più spietati.
Le “piazze di vendita” sono divise per territori, con sconfinamenti non tollerati, nelle aree urbane periferiche. A Cagliari come a Sassari. Meno donne in strada a Olbia, per via dei divieti imposti dal Comune. Ma qui cresce la prostituzione in casa. E in Gallura riscuotono consensi le ragazzine esili e bionde: meglio, per i clienti, se minorenni. Polizia e carabinieri fanno quel che possono per sbattere in galera i protettori. Ma quello dei papponi, perlopiù stranieri, è un ambiente chiuso, spesso impenetrabile.
Nell’isola i clienti si fanno esigenti. Per una prestazione senza protezioni sono disposti a pagare 200 euro, 4-5 volte la normale tariffa. Ma poi la ragazza che accetta rischia due volte: nessuna rivale vede di buon occhio chi fa “concorrenza sleale” esponendo se stessa al pericolo dell’Aids e le altre donne a richieste analoghe.
Le tariffe crescono per rapporti particolari. A volte persino del triplo. E spesso alle violenze dei protettori si aggiungono le brutalità degli uomini pronti ad aprire il portafoglio sulla strada. In Sardegna il passato è costellato di cronache che raccontano stupri di gruppo, violenze selvagge, pestaggi. Tra miserie umane, blitz criminali, deliri. Come quello di un promesso sposo che in un paese della Gallura ha invitato una quarantina di amici alla festa d’addio al celibato con quattro polacche reclutate nei night sul litorale. O come il party alla coca organizzato da un imprenditore in Costa con un drappello di escort. E che dire di una prostituta cagliaritana sordomuta che usa solo sms e chatta per fissare gli appuntamenti? E che cosa pensare del pensionato oristanese che la domenica mattina, prima di tornare dalla moglie con le brioche, va dalla vicina disponibile per qualche decina di euro e dopo, uscendo, si fa riscaldare le paste al microonde? Questioni di cortesia con la consorte?
Come dimostrano i resoconti di vicende diverse ma in fondo sempre molto simili, gli arresti e le operazioni di polizia non bastano a bloccare chi sfrutta le donne.
Bar a luci rosse, disco hard, ritrovi e case private continuano a essere i luoghi d’appuntamento dove la mala albanese o romena stringe con i gestori sardi intese siglate sulla pelle delle ragazze. Un mondo dove man mano che le cifre richieste da entraineuse e squillo di lusso salgono all’improvviso, di fatto, cambia soltanto la location. Sì, perché, a parte le escort che sceicchi arabi e magnati russi si portano direttamente dietro sui loro yacht e jet privati, per il resto muta esclusivamente la scenografia circostante. Quando per una prestazione si passa a 500 euro e per una notte a 2.000, significa semplicemente che lo sfondo non è più una strada di periferia ma la villa di qualche tycoon emergente.
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