La Nuova Sardegna

Sassari

«L’Asl è allo sfascio e nessuno ci ascolta»

di Luigi Soriga
«L’Asl è allo sfascio e nessuno ci ascolta»

I sindacati contro il direttore Giannico: «Presentate il piano assunzioni, pagate gli straordinari e non fate solo tagli»

01 giugno 2013
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SASSARI. L’ingresso sbarrato da lastre di metallo, come un diaframma spesso e invalicabile. Nella sede dell’Asl 1 in via Zanfarino non si passa: è blindata, ma anche semi deserta. Così la protesta dei sindacati, le parole urlate al megafono, la rabbia dei lavoratori, rimbalza su pareti e porte chiuse. E se c’è un’immagine che ricalca la realtà, assicurano i sindacati, è esattamente questa: la dirigenza da una parte, un muro in mezzo, e dall’altra i lavoratori con i loro problemi.

«Una chiusura totale da parte del direttore generale Marcello Giannico, rapporti pessimi, nessuna volontà di confrontarsi e aprire un dialogo. Una gestione padronale del tutto inaccettabile».

Davanti al palazzo dell’Asl, a mezzogiorno ci sono più di cento persone, che arrivano da Sassari, da Ittiri, Alghero, Thiesi e da tutti i presidi ospedalieri della Provincia. Sventolano le bandiere di tutte le sigle sindacali, Cgil, Cisl, Uil e Fials e i vigili urbani chiudono la via al traffico. «Questa assemblea organizzata per strada – grida Spanedda della Cgil – è l’unico modo per far sentire la nostra voce. Avevamo fissato un incontro con la direzione, ma quando dottor Giannico ha saputo dell’iniziativa, ci ha fatto totò e ha annullato tutto. Ma noi le cose gliele diciamo lo stesso, e siamo qui per questo, anche se lui non c’è ad ascoltarci».

La sanità sassarese, in due ore di assemblea, vien fuori con le ossa rotte: «La qualità dei servizi offerta ai pazienti peggiora di giorno in giorno». E gli esempi sono tantissimi: «Diminuiscono i posti letto, al Civile nel reparto di ortopedia si ricoverano i pazienti di lungo degenza. E quando vengono dimessi i pazienti fratturati, vengono spediti a Thiesi e a Ittiri per la riabilitazione. Peccato che lì non ci siano fisioterapisti. E’ una barzelletta». E ancora: «Le due nuove sale operatorie sono pronte da due anni e ancora non sono state collaudate. Si vuole smantellare il centro trapianti. Per non parlare di Psichiatria: aspettiamo ancora che i progetti vengano realizzati, per migliorare quel lager del Santissima Annunziata». Il malessere del personale riguarda anche le retribuzioni: «Il direttore ci darà la metà di ciò che ci spetta per la produttività, e anche i buoni pasto. E sembra una grande concessione, quando invece è un nostro diritto». Poi però, su altri fronti, l’Asl non bada a spese: «Hanno chiamato quattro luminari dal Continente per risolvere tutti i problemi. Ogni fine settimana gli paghiamo dei corsi alla Bocconi da 11mila e 500 euro, e gli diamo uno stipendio di 80mila euro all’anno. E si vede come funziona bene, grazie a loro, la sanità».

Una delle lacune principali, che condiziona la qualità delle prestazioni, è la carenza di personale. «Perché da gennaio non presentate il piano di assunzioni? Perché ci fate lavorare in straordinario e sotto organico e poi non ce lo pagate? Mancano infermieri, oss, tecnici, fisioterapisti: le uniche figure che non mancano in Asl sono i dirigenti».

Dario Cuccuru della Uil invece punta il dito sulla volontà di esternalizzare i servizi sanitari: «La sanità pubblica deve essere garantita dai dipendenti pubblici – dice – dappertutto si fa così, solo in poche aziende del Continente si appalta a ditte esterne, e la Asl 1 vuole farsi capofila in Sardegna di questa scelta scellerata». Invece la Fials pone l’accento sulla mancanza di sicurezza nei posti di lavoro, sugli impianti abbandonati, la scarsa manutenzione, e su un’allarmante casistica di malattia e infortuni da parte dei dipendenti. E poi c’è la radiografia dei presidi del territorio, a cominciare da Ittiri: «Punto di primo accesso inadeguato, una Radiologia con macchinari degli anni ’60, il Poliambulatorio a rilento. Ex reparto di medicina riconvertito in lungodegenza, 18 posti pietosi, senza norme sicurezza. Il personale che opera in condizioni disumane, senza ferie nel 2009 e 2010, doppi turni da 17 ore e riposi settimanali sospesi». E poi Ozieri: «Un depotenziamento progressivo, il punto nascite chiuso. Ordini di servizio per precettare il personale. L'assistenza non può essere fondata sul sacrificio e l'abnegazione dei dipendenti». E infine Alghero: «Guardate il pronto soccorso: i lavori dovevano durare 2 mesi, vanno avanti da oltre un anno. Ancora niente Tac, se non un apparecchio mobile. Sale operatorie inadeguate. E l’Ospedale Marino? Dicano chiaramente cosa si vuol fare».

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