La Nuova Sardegna

Sassari

«Tanit e Puc, nessun abuso del sindaco»

di Elena Laudante
«Tanit e Puc, nessun abuso del sindaco»

All’udienza preliminare per 37 imputati parla la difesa di Ganau. Arringa di tre ore per ribadire che fu tutto lecito

20 luglio 2013
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SASSARI. «La lettera del sindaco all’allora governatore Soru non chiedeva nulla né era un atto amministrativo, dava semplicemente atto che il Comune stava per provvedere al rilascio di una autorizzazione per centro commerciale, per evitare quanto poi accaduto con la struttura di Sestu, che ha fatto scaturire un processo penale al sindaco, poi assolto». Tre ore sono servite alla difesa di Gianfranco Ganau - unico imputato presente in aula - per tentare di smontare l’impianto che lo vuole sotto accusa per abuso d’ufficio, falso, concussione, tentato abuso d’ufficio al processo su Puc e Tanit, galleria del costruttore Nicolino Brozzu. Oltre ai due, in udienza preliminare ci sono 35 tra consiglieri comunali e progettisti del Piano versione 2008 (poi cassato dalla Regione per ragioni tecniche).

Nella sua lunga e articolata arringa, accompagnata da una memoria di 52 pagine, l’avvocato Giuseppe Masala ha ripercorso tutta la contrapposizione tra Comune e proprietario della struttura commerciale, che dal 2005 chiedeva autorizzazioni sostanzialmente per ampliare quanto già concesso, e «realizzare un centro commerciale, come promesso nel preliminare di vendita a Carrefour», ha spiegato. Ma proprio in quell’anno era entrata in vigore una legge regionale che frenava nuove aperture. E allora Ganau - è la spiegazione della difesa - aveva agito su un piano meramente politico, inviando una missiva a Soru nella quale descriveva la situazione. Per l’accusa, una interferenza nel procedimento amministrativo che deve restare indipendente dal piano politici. Non per Masala: «Nessuna interferenza - ha assicurato - Del resto, l’ufficio legale della Regione aveva incaricato un consulente esterno, lo studio Macciotta, di stabilire se quello di Brozzu fosse un centro commerciale, e il consulente lo aveva confermato».

Nella contorta vicenda, scandita da tre richieste di varianti per il Tanit si inserì la possibilità, per Brozzu (parte civile ma anche imputato di abusi edilizi), di fare ricorso al Tar contro il Piano. E secondo quanto lui ha raccontato alla Procura, in un incontro con Ganau, l’assessore Meloni e un dirigente, presenti il suo progettista, il consigliere d’opposizione Uneddu e il suo legale di fiducia, Silvio Pinna, gli sarebbe stato fatto capire che era meglio rinunciare, farla finita con la “guerra” col Comune. Per la Procura, un tentativo di concussione. «Ma quale concussione? - ha tuonato Masala - Nessuno ha mai parlato di guerra, non nel senso di questioni illecite. La prova che non ci fu alcuna pressione è che lo stesso legale di Brozzu, sentito a verbale, ha negato che sia andata come dice lui».

Secondo il penalista, la prova che nessuno, nell’amministrazione comunale, volesse ostacolare il costruttore sta nel fatto che qualche tempo dopo gli uffici concederanno la sanatoria chiesta da Brozzu per le volumetrie in eccesso, «ben 45mila metri cubi». Come a dire: «Come si fa a dire che il Comune voleva ostacolarlo?».

Ultimo nodo affrontato, seguendo l’ordine dei capi d’imputazione, quello del presunto obbligo d’astensione che avrebbe dovuto suggerire al sindaco ma anche a tutti i consiglieri comunali di non votare il Puc versione 2008, nella seduta del 10 luglio. Secondo la Procura, tutti sapevano che quello strumento di pianificazione avrebbe comportato un vantaggio per alcuni parenti del sindaco e dell’allora consigliere Dolores Lai, in termini di aumenti di volumetrie edificabili su terreni di loro proprietà. Ad informare l’intero Consiglio erano state le due lettere anonime recapitate dal “corvo”, proprio quel giorno, in aula. Il ragionamento della difesa è tecnico, ma non solo. «È impossibile sostenere che i consiglieri dovessero astenersi: che ne sapevano loro dei terreni dei parenti di Ganau e Lai? Come facevano ad interessarsi di una questione spiecifica. Tutti hanno votato un atto di indirizzo politico, e se qualcuno avesse voluto contestare una porzione del Piano, avrebbe potuto fare ricorso al Tar». Discorso simile ha fatto il difensore di Monica Spanedda (allora presidente del Consiglio), Gabriela Pinna Nossai. Dopo Masala, hanno parlato i legali dell’ex dirigente Gian Franco Masia, l’avvocato Giuseppe Conti, e dell’ex assessore Valerio Meloni, Francesco Ruju. Poi il gup Carla Altieri ha rinviato per la decisione al 10 dicembre.

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