La Nuova Sardegna

Sassari

Indagine sui Compro oro, sospese tre licenze a Sassari

di Nadia Cossu
Indagine sui Compro oro, sospese tre licenze a Sassari

Notificati ieri dalla squadra mobile i provvedimenti disposti dal questore Pagliei. Un mese fa sei persone erano state arrestate per furto di gioielli nelle abitazioni

28 novembre 2013
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SASSARI. A poco più di un mese dall’operazione della squadra mobile di Sassari – che aveva arrestato sei persone con l’accusa di aver rubato gioielli e argenteria del valore di 100mila euro in vari appartamenti della città – il questore Antonello Pagliei ha disposto la sospensione dell’attività per tre Compro Oro (i due Monte d’oro di via Grazia Deledda e corso Margherita di Savoia, e Banco oro Fonderie Firenze di piazza Fiume) nei quali lavoravano due degli arrestati: Raimondo Depalmas e Edina Meszaros Ildico.

I due, secondo la polizia, avevano favorito la banda dei ladri seriali agevolando la cessione della merce rubata, non annotando sul registro le operazioni eseguite o alterando e rompendo i gioielli ricevuti in modo da renderne difficile il riconoscimento. Pagliei, che il giorno degli arresti si era complimentato con gli uomini della squadra mobile coordinati dalla dirigente Bibiana Pala, ha notificato ieri i provvedimenti a Delia Fadda e Meszaros. La prima era la titolare dell’esercizio nel quale lavorava Depalmas e, come ha spiegato la polizia, non avrebbe vigilato sull’operato del suo preposto. Per questo le è stata sospesa la licenza.

Depalmas aveva raccontato al giudice delle udienze preliminari di aver sempre agito legalmente, fotografando e catalogando i gioielli ricevuti e mettendo sempre i registri della sua attività a disposizione delle forze dell’ordine. Aveva negato qualsiasi coinvolgimento anche Edina Meszaros Ildico: la 27enne ungherese aveva detto di non conoscere le altre persone arrestate e di aver agito sempre nella legalità.

Non è dello stesso avviso la polizia che per mesi ha seguito ogni spostamento della banda di ladri seriali. Sceglievano le case più belle, i condomìni con i giardini intorno, i quartieri della “Sassari bene”. Preferivano andare a colpo sicuro, con la certezza che la missione sarebbe andata a buon fine e il bottino avrebbe soddisfatto la loro sete di denaro. Suonavano campanelli fingendo di vendere fiori secchi, di fare volantinaggio, studiavano in questo modo gli ingressi delle case e le vie di fuga. «Erano molto scaltri, rapidi, quasi imprendibili – aveva detto Bibiana Pala – non portavano mai la refurtiva a casa, sempre in zone diverse di campagna, mentre i soldi venivano custoditi dalla cassiera del gruppo all’interno di una scarpa. E poi usavano guanti da cucina per non lasciare impronte». A un certo punto, sentendosi forse braccati, avevano addirittura cambiato strategia “impiegando” ragazzini nella cessione della refurtiva ai Compro Oro offrendo loro soldi oppure semplicemente invitandoli al bar.

Un’attività d’indagine complicata che sta andando avanti e che potrebbe riservare ulteriori sviluppi.

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